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Cosa cambia con la Brexit dal primo gennaio 2021

Con l’accordo raggiunto oggi tra Regno Unito e Unione Europea, è stato scongiurato il rischio ‘No Deal’, che avrebbe comportato l’imposizione di dazi doganali alle merci in transito tra le due sponde della Manica. Ma cosa cambia per gli italiani a partire dal 1 gennaio 2021? Ci sono novità che riguardano studenti e lavoratori.
A cura di Annalisa Cangemi
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Scongiurato l'incubo ‘No Deal', la Gran Bretagna e l'Ue possono tirare un sospiro di sollievo e guardare avanti. Dopo che sono trascorsi quattro anni dal referendum, il 1 gennaio 2021 corrisponderà alla fine del periodo di transizione per la Brexit. L'accordo di recesso era infatti entrato in vigore ufficialmente lo scorso 1 febbraio 2020. Londra e Bruxelles hanno siglato un Trattato di libero scambio che vale 700 miliardi l'anno: se non si fosse raggiunto un accordo entro il 31 dicembre 2020 sarebbe stata inevitabile l'imposizione di dazi doganali alle merci in transito tra le due sponde della Manica.

Domani mattina, giorno di Natale, si terrà un'altra riunione tra il capo negoziatore Michel Barnier, e gli ambasciatori dei 27 Paesi Ue, per approfondire il documento di oltre duemila pagine che disciplina le relazioni post Brexit tra Londra e Bruxelles. Il documento dovrà essere poi ratificato dai Parlamenti. Quello di Westminster si riunirà in seduta straordinaria il 30 dicembre, mentre il Parlamento europeo ha chiesto più tempo.

Ma con gli accordi commerciali raggiunti oggi cambieranno diversi aspetti delle relazioni tra Regno Unito con l'Europa. Come scrive il Corriere della Sera, innanzi tutto il governo britannico disporrà 1100 funzionari in più alle dogane e all’immigrazione. Nella peggiore delle previsioni si teme che 7 mila camion possano restare bloccati sulle autostrade inglesi che conducono a Dover e agli altri porti, per via dei controlli doganali che verranno comunque introdotti dal 1 gennaio dai Paesi europei. La Gran Bretagna invece ha deciso di aspettare fino al 1 luglio prossimo prima di introdurli.

Cosa prevede l'accordo raggiunto oggi

C'è un accordo di libero scambio, che riguarda in particolare le merci, ma anche altre aree di interesse dell'Ue, come investimenti, concorrenza, aiuti di Stato, trasparenza fiscale, trasporti, energia, pesca, protezione dei dati e coordinamento sulla previdenza. Il documento prevede zero dazi e zero quote su tutte le merci che rispettano le regole di origine. L'accordo commerciale tra Londra e Bruxelles, secondo il premier britannico Johnson, consentirà alle aziende inglesi "di fare ancora più affari con i nostri amici europei".

Entrambe le parti si impegnano poi a mantenere "un elevato livello" di tutela ambientale. Previsto poi un nuovo meccanismo di gestione delle risorse ittiche nelle acque britanniche e di quelle dell'Ue. Stando a quanto riferisce una fonte citata dall'agenzia di stampa tedesca ‘Dpa' l'accordo quadro sulla pesca stabilisce che i pescherecci dei Paesi Ue potranno mantenere, per un periodo di cinque anni, i due terzi dei diritti di pesca nelle acque territoriali britanniche garantiti fino a ora. Maggiori dettagli arriveranno però nelle prossime ore.

I collegamenti aerei, su gomma, marittimi e ferroviari continueranno, garantendo la sicurezza dei trasporti. Sull'energia, sono previste garanzie per la concorrenza equa, inclusi standard per la produzione delle energie rinnovabili. Mentre sul coordinamento nel campo della previdenza, l'accordo mira ad assicurare diritti ai cittadini, sia a quelli Ue sia a quelli britannici.

Cosa cambia adesso per gli italiani

Erasmus

Il primo grande cambiamento riguarda il mondo dell'università. Il Regno Unito ha fatto sapere infatti che non parteciperà più al programma Erasmus per gli studenti. A partire dal prossimo anno gli studenti europei dovranno chiedere il visto e le rette universitarie raddoppieranno, fino a 30 mila euro all'anno, perché saranno equiparate a quanto già pagano gli studenti extra-europei. Per i giovani che sono già in Gran Bretagna per studio entro il 31 dicembre invece non cambia nulla.

Immigrazione e turismo

Per anni la Gran Bretagna è stata meta di giovani in cerca di lavoro, desiderosi di impiegarsi magari come camerieri o commessi, per imparare l'inglese. Questo non sarà più possibile. Dal 1 gennaio chi vorrà trasferirsi in Gran Bretagna per lavoro dovrà avere un visto, che si può ottenere però solo se si ha già un'offerta di lavoro con uno stipendio minimo di 25.600 sterline, cioè circa 28 mila euro (meno in caso di lavori essenziali come i medici). Sarà più semplice trasferirsi in Gran Bretagna se si ha un dottorato di ricerca (specialmente in materie scientifiche). Non ci sarà invece un automatico riconoscimento per le professioni, come medici, architetti, dentisti, farmacisti, ingegneri, veterinari. I turisti invece non avranno bisogno di visto, ma possono fermarsi al massimo 3 mesi e devono avere un passaporto.

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