Cinque volontari di Medici Senza Frontiere rapiti da uomini armati in Camerun

Cinque volontari di Medici Senza Frontiere sono stati rapiti nel Nord del Camerun. Alcuni uomini armati sono entrati nella giornata di giovedì in un edificio di Medici Senza Frontiere e hanno minacciato con le armi cinque persone, sequestrandole e portandole via. Lo ha comunicato proprio l'ente benefico tramite una nota diffusa per email.
Ancora non è chiaro chi abbia compiuto l'attacco. Al momento si pensa ai terroristi di Boko Haram in cerca di denaro provente di un riscatto. I funzionari locali però sostengono che non vi siano ancora evidenze per collegare i terroristi all'accaduto. Le autorità si sono attivate per le ricerche dispiegando militari dell'esercito. Dal 2009 più di 36.000 persone sono morte a causa di Boko Haram e altri 3 milioni di civili hanno abbandonato le loro case. I continui attacchi hanno spinto Nigeria, Ciad, Camerun e Niger a istituire una missione congiunta, la Multinational Mixed Force.
Nessuno ha ancora rivendicato l'aggressione ai cinque operatori di Medici Senza Frontiere. Secondo quanto reso noto, i rapitori hanno fatto irruzione nel centro di Fotokol mentre i volontari stavano coordinando i passaggi di diversi progetti umanitari attivi sulla zona. Gli uomini armati hanno intimato ai cinque medici di seguirli sotto la minaccia delle armi. Non è chiaro come si siano allontanati dalla zona e dove si siano diretti. Non sono state rese note neppure le identità delle persone rapite. Tutto quello che si sa per ora è che si tratterebbe di due sanitari camerunensi, un senegalese, un'ivoriana e un ciadiano. Soltanto una donna sarebbe stata portata via in seguito al blitz. Lavorano sul caso le autorità locali.
Boko Haram si è resa responsabile negli anni di diverse azioni violente e rapimenti per l'ottenimento di un riscatto in denaro, utile a finanziare l'acquisto di armi. Nel 2014 i terroristi dell'organizzazione rapirono in Nigeria 276 studentesse, per lo più cristiane. Per loro vi fu un'importante mobilitazione internazionale con la campagna "Bring Back our girls"