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Belgio, quasi 500 migranti pronti a morire di fame e sete se non verranno regolarizzati

Quattrocentosettantacinque migranti hanno intrapreso da quasi due mesi uno sciopero della fame – e alcuni di loro anche della sete – per chiedere al governo di concedere i documenti che ne regolarizzino la permanenza nel paese, permettendogli di lavorare e accedere agli aiuti economici previsti per far fronte alla crisi economica.
A cura di Davide Falcioni
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In Belgio 475 migranti sono da quasi due mesi in sciopero della fame per chiedere al governo documenti che ne regolarizzino la posizione e consentano loro di lavorare o accedere ai sussidi erogati durante l'emergenza sanitaria; almeno cinquanta di loro hanno intrapreso negli ultimi giorni anche lo sciopero della sete. La protesta, che rischia di avere conseguenze drammatiche, sta scatenando un acceso dibattito sui diritti dei cosiddetti sans-papier e un vero e proprio terremoto politico.  Quattro ministri hanno infatti annunciato di essere pronti a dimettersi dal governo qualora uno dei migranti dovesse perdere la vita, ipotesi tutt'altro che remota. L’avvertimento degli esponenti del Partito socialista e degli ambientalisti di Ecolo è arrivato dopo che l’esecutivo non ha fornito alcuna risposta soddisfacente alle richieste dei migranti, che giorno dopo giorno stanno alzando il livello della protesta ed hanno coinvolto anche le Nazioni Unite, chiedendo di sollecitare un intervento risolutivo delle autorità.

La protesta dei migranti ha avuto inizio lo scorso 30 gennaio: alcuni di loro, residenti in Belgio da più di 20 anni, hanno infatti occupato la chiesa di Beguinage e parte dei campus universitari dei due principali atenei della capitale: l’Université Libre e la Vrije Universiteit di Bruxelles. I sans-papier  hanno denunciato in  quell'occasione che il loro status di irregolarità stava aggravando le loro condizioni di vita durante la pandemia, costringendoli a smettere di lavorare senza però ricevere alcun sussidio da parte dello Stato.

Non avendo ottenuto dal governo nessuna risposta i migranti circa due mesi fa hanno alzato il livello della contestazione intraprendendo uno sciopero della fame. Alcuni di loro, negli ultimi giorni, hanno anche smesso di bere. Fonti dell’Union des sans-papiers pour la regularisation, il movimento nato in occasione dell’occupazione e che unisce gli irregolari alle persone che li supportano, hanno dichiarato che molti migranti sono ormai allo stremo e che le condizioni di alcuni di loro sono disperate. L'emergenza è tale che nella giornata di ieri Olivier De Schutter, relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani (ed ex candidato per il partito belga Ecolo), e Felipe Gonzalez, relatore speciale sui diritti umani dei migranti, hanno inviato una lettera aperta al governo belga per chiedere che vengano tutelati i diritti umani dei sans-papier, a prescindere che siano legalmente residenti o meno. Di fronte all'attuale emergenza, hanno scritto i due membri dell’Onu, "sarebbe auspicabile che il Governo confermasse che lo stato di salute degli scioperanti è un ostacolo a qualsiasi espulsione". Di qui la raccomandazione di "considerare la concessione di un permesso di soggiorno temporaneo, che consenta l'esercizio di un’attività economica".

Alle richieste dei migranti e dell'ONU ha duramente replicati Sammy Mahdi, segretario di Stato per l’Asilo e l'immigrazione, che ha negato qualsiasi concessione. "Ci sono 150 mila migranti privi di documenti nel nostro Paese e non sarebbe giusto trattare diversamente 400 persone", ha dichiarato, fingendo di ignorare che l'obiettivo della lotta è quello di estendere i diritti a tutti gli irregolari del Paese, e non solo ai 475 in sciopero della fame.

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