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Estrazioni petrolio, si dimette la ministra Guidi: “Certa della mia buona fede”

Il compagno della responsabile dello Sviluppo economico indagato a Potenza per traffico d’influenze illecite. La ministra intercettata mentre riferisce al compagno del passaggio imminente dell’emendamento sul progetto di estrazione di petrolio Tempa Rossa. Nel filone principale dell’inchiesta 5 arresti per smaltimento illecito di rifiuti nel centro Eni di Viggiano.
A cura di Antonio Palma
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Update 20:00 – Con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Matteo Renzi, la ministra dello Sviluppo economico Federica Guidi ha rassegnato le sue dimissioni, travolta dalla notizia di un'intercettazione in cui assicurava al compagno imprenditore il via libera di un emendamento alla legge di Stabilità a lui favorevole. "Caro Matteo – ha scritto – sono assolutamente certa della mia buona fede e della correttezza del mio operato. Credo tuttavia necessario, per una questione di opportunità politica, rassegnare le mie dimissioni da incarico di ministro. Sono stati due anni di splendido lavoro insieme. Continuerò come cittadina e come imprenditrice a lavorare per il bene del nostro meraviglioso Paese".

Un emendamento inserito all'ultimo momento nella legge di stabilità per dare il via libera al progetto di estrazione di petrolio Tempa Rossa rischia di mettere in difficoltà il ministro delle Attività produttive Federica Guidi, intercettata mentre preannuncia l'approvazione del provvedimento al compagno Gianluca Gemelli, imprenditore interessato direttamente alla questione nella speranza di avere sub appalti. L'intercettazione è finita agli atti dell'inchiesta della Procura di Potenza che stava indagando sulle estrazioni petrolifere in Basilicata.  L'imprenditore Gemelli è indagato per il reato di traffico di influenze illecite perché “sfruttando la relazione di convivenza che aveva col Ministro allo Sviluppo economico, indebitamente si faceva promettere e otteneva da Giuseppe Cobianchi, dirigente della Total” le qualifiche necessarie per entrare nella “bidder list delle società di ingegneria” della multinazionale francese, e “partecipare alle gare di progettazione ed esecuzione dei lavori per l’impianto estrattivo di Tempa Rossa”.

Secondo gli atti dell'inchiesta della procura di Potenza,  Gemelli era interessato a fare in modo che si sbloccasse il progetto di estrazione di petrolio a Tempa Rossa, gestito dalla Total, in modo da avere sub appalti milionari per le sue aziende. Nel mirino dei magistrati in particolare due telefonate, la prima proprio della ministra Federica Guidi al compagno dove sembra rassicurarlo sull'iter di un emendamento alla Legge di stabilità del 2015, con il quale si dava il via al progetto Tempa Rossa. "Dovremmo  riuscire a mettere dentro al Senato se… è d'accordo anche Mariaelena.. quell'emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte. Alle quattro di notte… Rimetterlo dentro alla legge… con l'emendamento alla legge di stabilità e a questo punto se riusciamo a sbloccare anche Tempa Rossa… ehm… dall'altra parte si muove tutto!" dice Guidi.

Subito dopo Gemelli chiama il rappresentante della Total dandolgi al notizia: "La chiamo per darle una buona notizia..ehm.. .si ricorda che tempo fa c'è stato casino..che avevano ritirato un emendamento…ragion per cui c'erano di nuovo problemi su tempa ross … pare che oggi riescano ad inserirlo nuovamente al senato..ragion per cui..se passa…e pare che ci sia l'accordo con Boschi e compagni…(…) se passa quest'emendamento… che pare… siano d'accordo tutti…perché la boschi ha accettato di inserirlo… (…) è tutto sbloccato! (ride ndr)…volevo che lo sapesse in anticipo! (…) e quindi questa è una notizia…".

Non solo, dalla stessa inchiesta emerge poi un incontro tra il ministro Guidi e i rappresentanti della Total alla presenza del sottosegretario Vicari al termine del quale il dirigente della compagnia petrolifera chiama Gemelli e lo ringrazia. "A nome della società la ringrazio per averci fatto conoscere direttamente il ministro Guidi e per l’interessamento che ha avuto" riferisce il dirigente Total, "Assolutamente a disposizione, ce lo siamo detti dal primo giorno" risponde Gemelli.

Eni: 5 arresti per traffico di rifiuti nel centro di Viggiano

L'inchiesta su Gemelli è solo un filone dell'indagine che  questa mattina ha portato all'arresto di cinque impiegati del gruppo Eni, tra funzionari e dipendenti, da parte dei carabinieri del Comando Tutela Ambiente per un presunto traffico illecito di rifiuti nel centro Eni di Viggiano, in Basilicata. I cinque, per i quali la magistratura ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari, sono accusati di aver creato "attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti" nel centro Eni in provincia di Potenza. Contemporaneamente agli arresti, i carabinieri hanno eseguito anche un'ordinanza di divieto di dimora nei confronti di un dirigente della Regione Basilicata coinvolto nell'indagine.

I provvedimenti restrittivi, emessi dal gip del Tribunale di Potenza su richiesta  della Dda,  sono stati eseguiti dai militari dell'arma nelle province di Potenza, Roma, Chieti, Genova, Grosseto e Caltanissetta. L'inchiesta che riguarda il Centro Eni dove viene trattato il petrolio estratto in Val d'Agri, infatti  è stata condotta dai carabinieri e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia. Nell'ambito della stessa operazione disposti questa mattina anche  due importanti sequestri che riguardano gli impianti del centro oli di Viggiano e gli impianti di Tecnoparco, a Pisticci (Matera) e che potrebbero portare allo stop momentaneo della produzione di petrolio nell'area. Eni al momento non commenta la notizia degli arresti limitandosi a rivelare di aver interessato i suoi avvocati . "I nostri legali stanno analizzando la situazione, solo quando avremo un quadro completo potremo dare un commento. Al momento possiamo dire che presteremo piena collaborazione alla magistratura", ha detto un portavoce di Eni.

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