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Egitto, la vittoria dei fratelli musulmani

I Fratelli Musulmani sono la coalizione politica più forte, compatta e determinata: la loro vittoria alle elezioni dell’Egitto era data per scontata. Nodo fondamentale, invece, resta il confronto tra il partito dei salafiti, legato al fondamentalismo islamico, e le forze liberali.
A cura di Nadia Vitali
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I Fratelli Musulmani sono la coalizione politica più forte, compatta e determinata, la loro vittoria alle elezioni dell'Egitto era data quasi per scontata. Nodo fondamentale, invece, resta il confronto tra il partito dei salafiti, legato al fondamentalismo islamico, e le forze liberali.

Quella piazza Tahrir che è stata il fulcro delle rivolte anti-Mubarak, simbolo di liberazione per un mondo intero, sembra sempre più destinata a finire schiacciata sotto il peso di una rivoluzione che ha preso inevitabilmente un'altra strada: questo è il nuovo volto dell'Egitto, alle urne per la prima volta dal 1952, con un'affluenza record del 70%. La cittadinanza ha aderito in massa ed entusiasticamente alle libere elezioni democratiche, per molti le prime in assoluto della propria vita, testimoniando la volontà di esprimere la propria libera preferenza su chi governerà il paese e mostrando, dunque, di scegliere il Parlamento in luogo dei militari.

I Fratelli Musulmani sono la coalizione politica più forte, compatta e determinata, la loro vittoria alle elezioni dell'Egitto era data quasi per scontata. Nodo fondamentale, invece, resta il confronto tra il partito dei salafiti, legato al fondamentalismo islamico, e le forze liberali.

Una preferenza che, a giudicare dai risultati, allineerà il governo egiziano a quelli di Tunisia e Marocco dove si sono già imposte forze politiche legate all'islamismo moderato. I Fratelli Musulmani, con il loro partito Giustizia e Libertà, hanno staccato tutti gli avversari e godono del favore di oltre il 40% dei votanti: l'Egitto, in questo momento di crisi e transizione, con i militari forti del potere conquistato e la piazza presidiata dai manifestanti che invocano ancora i propri diritti e ricordano i propri martiri, ha scelto di rifugiarsi nella religione e si affida ai musulmani. Se si è già provato di tutto, si è disposti a provare anche la sharia, dicono alcune voci del popolo.

La vera sorpresa del voto, che presumibilmente non risulterà gradita né al mondo occidentale né allo stato di Israele, sono i salafiti: i fondamentalisti sunniti di Al Nour (la luce) sembra che seguano i Fratelli Musulmani nelle preferenze e potrebbero, dunque, andare a costituire parte di un'alleanza governativa totalmente islamica. E se i fratelli musulmani sono estremamente frammentati al proprio interno tra correnti più o meno vicine alla destra e alla sinistra, soprattutto in merito alle questioni sociali e all'applicazione della legge coranica, Al Nour è compatto e saldo nei suoi principi rigorosi.

I salafiti vestono con abiti tradizionali e portano barbe lunghe mentre alle loro donne è imposto il niqab, l'abito lungo e scuro che lascia scoperti solo gli occhi; una loro forte affermazione apparirà come il mutamento repentino del volto di una rivoluzione, in cui rigidi principi religiosi prenderanno il posto delle istanze di libertà, oltre a suscitare le preoccupazioni del mondo occidentale. L'Egitto è il paese in cui si trova il canale di Suez, che nel 1979 ha stipulato l'accordo di pace con Israele  e in cui, all'epoca di Mubarak, si combattevano i militanti islamici: quali saranno i possibili scenari, adesso?

I Fratelli Musulmani sono la coalizione politica più forte, compatta e determinata, la loro vittoria alle elezioni dell'Egitto era data quasi per scontata. Nodo fondamentale, invece, resta il confronto tra il partito dei salafiti, legato al fondamentalismo islamico, e le forze liberali.

Resta l'incognita del Blocco Egiziano composto da liberali e socialdemocratici che, secondo altre proiezioni, dovrebbe essere il secondo partito ad affermarsi; Piazza Tahrir, ormai, sembra sempre più esclusa dai delicati giochi di potere di palazzo, per quanto anche oggi i contestatori abbiano manifestato e fatto sentire la propria voce, ricordando le vittime degli scontri.

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