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Maxi-multa dell’Antitrust a Poste italiane: sanzione da 5 milioni per mancata consegna raccomandate

Sanzione da 5 milioni di euro (il massimo possibile) per Poste italiane per l’applicazione di pratiche commerciali ritenute scorrette dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Contestate le caratteristiche del servizio di recapito delle raccomandate e il servizio di ritiro digitale delle raccomandate.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha inflitto una multa a Poste italiane da 5 milioni di euro, il massimo consentito dalla legge. La sanzione arriva per alcune pratiche commerciali ritenute scorrette e in violazione del Codice del consumo: a essere contestata è la promozione, ingannevole, delle caratteristiche del servizio di recapito delle raccomandate e del servizio di ritiro digitale delle raccomandate. A comunicarlo è una nota dell’Antitrust, nella quale vengono spiegate anche le irregolarità contestate a Poste italiane.

Il recapito delle raccomandate

La prima contestazione riguarda il tentativo di recapito delle raccomandate, che non sempre corrisponde alle tempistiche e alla certezza enfatizzata nei messaggi pubblicitari. Non solo, perché spesso il recapito viene effettuato con modalità diverse da quelle previste dalla legge. Poste italiane, infatti, utilizza per comodità il deposito dell’avviso di giacenza della raccomandata nella cassetta postale, anche quando sarebbe stato possibile consegnarle direttamente nelle mani del destinatario. Proprio per questo motivo sono stati presentati molti reclami da parte dei consumatori, che segnalano il mancato tentativo di consegna, anche quando i destinatari erano presenti (per esempio durante il lockdown).  L’Autorità sottolinea anche come Poste non abbia messo in campo misure di controllo e correttive adeguate, provocando quindi “un inammissibile onore a carico dei consumatori”, costretti a perdite di tempo e denaro per ritirare le raccomandate.

Le informazioni omesse sul servizio di ritiro digitale

Altra contestazione dell’Autorità riguarda le omissioni informative nei messaggi pubblicitari di promozione del servizio di ritiro digitale delle raccomandate: l’Antitrust segnala che non viene riportato che questo servizio vale solamente per gli invii originati digitalmente. Queste condotte, secondo l’Autorità, provocano anche danni al sistema giustizia del Paese, a causa dei ritardi dovuti alle errate notifiche riguardanti i processi, soprattutto penali, con conseguente prescrizione di alcuni reati. Per questi motivi si è deciso di applicare la sanzione massima, considerando l’estrema gravità e la frequenza delle pratiche ritenute non corrette.

La risposta di Poste Italiane

"In merito alla sanzione irrogata dall'AGCM, per una "presunta violazione del Codice del Consumo, per aver adottato una politica commerciale scorretta per il servizio di recapito delle raccomandate", Poste Italiane respinge gli addebiti contenuti nel documento e ribadisce, con fermezza, che le proprie condotte commerciali sono improntate a principi di correttezza e trasparenza per la piena tutela dei clienti, dei consumatori e del sistema Paese – si legge in un comunicato di Poste -. E' priva di qualsiasi fondamento l'ipotesi secondo la quale l'azienda avrebbe posto in essere azioni che ingannino i clienti in merito alle caratteristiche del prodotto raccomandata. Lascia anzitutto esterrefatti il riferimento contenuto nel provvedimento ai servizi di notificazione a mezzo Posta e all'asserito grave danno che Poste avrebbe arrecato al sistema giustizia del Paese. Si tratta di un servizio e di condotte che mai sono state oggetto della procedura istruttoria e che solo oggi emergono dalla comunicazione dell'Antitrust. Peraltro, come dovrebbe essere noto, trattasi di un servizio del tutto differente dalle raccomandate, rigorosamente disciplinato dal legislatore e in merito al quale, da decenni, Poste Italiane garantisce il corretto funzionamento del Sistema Giustizia su tutto il territorio nazionale. Quanto alle raccomandate, nel 2019, sono state consegnati oltre 120 milioni di pezzi, ricevendo, nel medesimo periodo, meno di 1000 reclami relativi agli avvisi di giacenza, pari allo 0,00008% del totale delle raccomandate regolarmente gestite. Come ampiamente evidenziato nel corso del procedimento, si tratta di una dimensione del fenomeno del tutto fisiologica rispetto ai volumi complessivi del servizio erogato; peraltro, Poste rivendica che l'assenza di condotte anomale, nel servizio di recapito delle raccomandate, è stata ripetutamente e formalmente confermata, da ultimo anche nel corso del procedimento, dall'Autorità di regolamentazione preposta al controllo delle attività postali (AGCom). Infine, Poste Italiane rivendica con orgoglio, l'attività svolta nel pieno dell'emergenza sanitaria dai propri dipendenti, che hanno prestato servizio in ogni zona del Paese e in ogni condizione senza mai interrompere un'attività essenziale per la vita dei cittadini, delle imprese e della pubblica amministrazione, seguendo scupolosamente l'evoluzione della normativa emergenziale adottata dal legislatore. Poste Italiane tutelerà, con fiducia nel sistema giudiziario italiano, la propria immagine e reputazione, i propri diritti e la correttezza delle proprie condotte presentando ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio".

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