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Coronavirus, la tabella delle classi di rischio per la Fase 2: chi riapre prima e chi dopo

La riapertura delle attività produttive e commerciali si baserà anche sul tasso di rischio per i lavoratori di ogni singolo settore. Il governo valuterà quali aziende potranno riprendere prima e quali dopo la loro attività sulla base delle classi di rischio: ecco la tabella che spiega quali sono per ogni categoria lavorativa.
A cura di Stefano Rizzuti
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La fase due e la riapertura delle attività produttive e commerciali verrà stabilita dal governo sulla base dei suggerimenti degli esperti del comitato tecnico-scientifico. E sulla base del rischio per i diversi lavoratori in base all’attività che svolgono. Fanpage.it ha visionato la lista delle classi di rischio su cui il governo sta lavorando per valutare le riaperture di aziende e negozi, suddividendo le attività per il rischio di assembramenti e fornendo quello che viene definito come “rischio integrato”, ovvero il reale livello di criticità di ogni singola attività su cui si baserà la fase due. Quelle ritenute più a rischio sono l’assistenza sociale e quella sanitaria, insieme al trasporto aereo. Alto il rischio anche per l’assistenza sociale residenziale, per i servizi alla persone e per le attività svolte dal personale domestico. Il rischio integrato, però, non sempre corrisponde con le attività in cui gli assembramenti sono maggiori, come nel caso delle concentrazioni nei centri commerciali, per le attività sportive e per quelle di intrattenimento. Andiamo a vedere quali sono le aziende meno a rischio e quali, invece, potrebbero avere bisogno di più tempo per ripartire. In caso di problemi nella visualizzazione dell'anteprima, è possibile scaricare il file in pdf a questo link.

Le attività considerate a basso rischio

Tra le attività ritenute meno a rischio ci sono l’agricoltura, l’estrazione di minerali, le attività manifatturiere (come l’industria alimentare, del legno, la stampa, la metallurgia, la fabbricazione di computer e di veicoli e mobili), la fornitura di energia elettrica, gas e acqua (tranne che per la gestione delle reti fognarie). Rischio medio-basso per la riparazione, la manutenzione e l’installazione di macchine e apparecchiature. Ancora, basso rischio integrato per le attività editoriali e per la produzione cinematografica, così come per le attività legate ai servizi finanziari e assicurativi e a quelle professionali (legali, studi di architettura, ricerca scientifica). A rischio basso anche le attività immobiliari, le agenzie di viaggio, le imprese di costruzioni e le biblioteche. Medio-basso, invece, per i servizi di vigilanza e anche per il settore dell’istruzione e della scuola.

Il commercio, il trasporto e la ristorazione

Tra i settori più rilevanti, per l’impatto su ogni singolo cittadino, ci sono quelli riguardanti il commercio e il trasporto. Per il commercio il rischio è basso per quello all’ingrosso e medio-basso per quello al dettaglio. Per quanto riguarda il trasporto marittimo il rischio è medio-basso, così come per il trasporto terrestre (bus, treni), mentre viene considerato alto per il trasporto aereo. Per il settore dell’alloggio il rischio viene ritenuto basso, mentre i servizi di ristorazione presentano un rischio considerato medio-basso.

Le attività per cui il rischio è considerato più alto

Livello di rischio integrato medio-alto per l’amministrazione pubblica, per l’assistenza sociale e residenziale, per il settore delle lotterie e delle scommesse, per le attività dei servizi per la persona. Medio-alto anche per le situazioni di convivenza tra i datori di lavoro e il personale domestico. Il rischio viene invece ritenuto alto per l’assistenza sanitaria, per l’assistenza sociale non residenziale e per il trasporto aereo.

Il rischio di affollamento per i lavoratori

Uno dei parametri utilizzati per l’individuazione del rischio riguarda anche le classi di aggregazione sociale, ovvero il rischio di affollamento per ogni singola attività. Un valore che rientra tra quelli presi in considerazione per definire il rischio integrato. Le classi di rischio vanno da un minimo di 1 a un massimo di 4. Le attività più a rischio, a partire da quelle di classe 3, sono: il trasporto terrestre e marittimo, il trasporto aereo, l’alloggio, la ristorazione, la produzione cinematografica, le telecomunicazioni, le agenzie di viaggio, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, l’assistenza sociale, le biblioteche. Rischio ancora più alto, di livello 4, per le crociere, i centri commerciali, le attività artistiche e di intrattenimento (basti pensare ai concerti), il settore di lotterie e scommesse e le attività sportive. Non sempre, come visto, un alto rischio di assembramento coincide con un alto rischio finale, considerando magari la possibilità di evitare gli assembramenti attraverso alcune semplici regole.

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