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Il Covid pesa sulle spalle delle donne, l’allarme dell’Istat: “Ci sono 470mila occupate in meno”

La crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19 ha colpito e colpirà più duramente le donne. Secondo il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno ci sono 470mila occupate in meno. Il tasso di occupazione femminile tra i 15 e i 64 anni “si attesta al 48,4%, contro il 66,6% di quello maschile”, siamo “al penultimo posto della graduatoria europea, appena sopra la Grecia”. Allarme anche per la natalità, “l’assegno unico può contribuire, ma non è la soluzione”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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L'ombra della crisi economica si allunga sull'Italia e colpisce senza remore. Ancora una volta, però, a subire di più è il lavoro femminile. Le donne, meno tutelate e più penalizzate sul mercato del lavoro, sono al centro dell'allarme lanciato dal presidente dell'Istat, Gian Carlo Blangiardo, in audizione sulla manovra alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. Molte donne sono impiegate nel settore dei servizi, che ha 809mila occupati in meno rispetto al secondo trimestre del 2019, e in lavori precari. Perciò "sono state soprattutto loro a subire gli effetti della crisi", ha spiegato Blangiardo. "Nel secondo trimestre del 2020 si contano 470mila occupate in meno rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente", e non solo: il tasso di occupazione femminile tra i 15 e i 64 anni "si attesta al 48,4%, contro il 66,6% di quello maschile", siamo "al penultimo posto della graduatoria europea, appena sopra la Grecia". Secondo il presidente dell'Istat "i dati sull'occupazione femminile in Italia restano preoccupanti, nonostante il livello di istruzione femminile sia sensibilmente maggiore di quello maschile".

La crisi economica e sanitaria causata dalla pandemia potrebbe influire anche sulla natalità, oltre che sul numero di morti. Secondo il presidente dell'Istat si può ipotizzare che "il clima di paura e incertezza e le crescenti difficoltà di natura materiale generate dai recenti avvenimenti, orienteranno negativamente le scelte di fecondità delle coppie italiane". In sostanza: più incertezza, meno soldi e meno figli. "I 420mila nati registrati in Italia nel 2019, che già rappresentano un minimo mai raggiunto in oltre 150 anni di unità nazionale, potrebbero scendere, secondo uno scenario Istat aggiornato sulla base delle tendenze più recenti, a circa 408mila nel bilancio finale di quest'anno". E non solo, il dato si andrebbe a ridurre ulteriormente nel 2021, scendendo a quota 393mila.

Tra i temi toccati da Blangiardo c'è l'assegno unico, considerato dal presidente dell'Istat "una mano per attenuare la caduta" dei nuovi nati. La misura potrà cambiare una tendenza che è il risultato dell'emergenza Covid, ma anche di una caratteristica dell'Italia negli ultimi decenni, solo se accompagnata da altri interventi. L'assegno "può contribuire, ma non è la soluzione che risolve il problema se abbandonato a se stesso", ha spiegato Blangiardo. Infine il presidente dell'Istat ha anticipato che il numero dei nuovi nati a dicembre sarà "molto differente" rispetto ai circa 35mila degli scorsi anni.

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