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Fase 2, prezzi in aumento dal bar al parrucchiere. L’allarme del Codacons: “Crolleranno i consumi”

Sono diversi i gestori di bar e locali, ma anche parrucchieri e barbieri, segnalati al Codacons per aver aumentato il listino prezzi nei primi giorni di riapertura dopo due mesi di lockdown. Ristoratori e commercianti si giustificano affermando di dover coprire spese aggiuntive, come quelle di sanificazione, che prima dell’emergenza coronavirus non esistevano. L’associazione consumatori avverte però sul rischio di allontanare in questo modo i clienti, creando conseguenze economiche ancor più gravi.
A cura di Annalisa Girardi
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Dal 18 maggio molte attività hanno riaperto dopo due mesi di lockdown. Per far fronte al durissimo impatto economico molti bar, ma non solo, hanno deciso di mettere mano al listino dei prezzi. Ed è così che chi ha deciso di iniziare il primo lunedì di riapertura con la colazione al bar ha scoperto che il prezzo del caffè o del cappuccino è stato rialzato. Codacons, il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori, ha segnalato di continuare a ricevere segnalazioni da parte dei consumatori che lamentano come il caffè sia passato da novanta centesimi a un euro, e il cappuccino da 1,20 euro a 1,40 euro. Anche se nel centro di grandi città, come Milano, si è arrivati anche a 2 euro.

"Da oggi caffè più amaro per molti italiani", ha scritto in una nota l'associazione dei consumatori. Carlo Rienzi, presidente del Codacons, ha poi commentato: "Spero che siano casi isolati e che gli esercenti non decidano in massa di ritoccare i listini per rifarsi dei minori guadagni e dei costi di sanificazioni dei locali", invitando  cittadini a segnalare all'associazione eventuali aumenti dei prezzi praticati da bar, ristoranti, parrucchieri, negozianti, artigiani in modo da combattere possibili speculazioni. I rialzi infatti non hanno riguardato solo il caffè. Anche tagliarsi i capelli sarebbe costato di più oggi in alcuni negozi. I titolari però lamentano costi che prima non dovevano sostenere, come quelli per coprire igienizzanti, mascherine, guanti, ma anche asciugamani monouso e grembiuli usa e getta.

Ma il settore che più preoccupa è quello alimentare. Già nel pieno della pandemia l'Istat aveva registrato un aumento dei prezzi dei generi alimentari di circa il 2,8%. Secondo il Codacons, in sostanza, tutti questi piccoli rincari potrebbero tradursi in una stangata per le famiglie di oltre 500 euro. Gli aumenti, come hanno spiegato anche i titolari delle attività, non solo rispondono alle esigenze di liquidità, ma anche alla necessità di coprire tutte quelle spese di sanificazione (nonostante nel decreto Rilancio sia previsto un bonus a riguardo), e alle minori entrate calcolate nelle prossime settimane, dal momento che si potranno ospitare meno clienti all'interno di bar e negozi in modo da rispettare il distanziamento sociale. Ma l'associazione dei consumatori sottolinea come gli aumenti dei prezzi non solo non recupereranno perdite e guadagni ridotti, ma rischiano anche di "allontanare gli italiani dai negozi e determineranno una contrazione dei consumi rispetto al periodo pre-Covid, con danni ingenti per tutti".

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