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Opinioni

Dai tassi sotto zero alle startup, tutte le novità del credito italiano

I tassi sotto zero fanno felice il Tesoro, ma non rappresentano la complessità del sistema del credito italiano. Che faticosamente cerca di ripartire, dai mutui ai finanziamenti alle imprese. I giovani per ora restano ai margini, anche se qualche segnale positivo esiste…
A cura di Luca Spoldi
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Il Tesoro italiano ringrazia: approfittando della “luna di miele” che le parole di Mario Draghi (Bce) hanno fatto scattare, tra ieri ed oggi l’Italia ha infatti collocato 7,75 miliardi di euro di titoli a 12 e 24 mesi a tassi di poco inferiore allo zero. In sostanza le tesorerie delle banche (uniche acquirenti di tali titoli) accettano di non ottenere alcun interesse, anzi pagare un piccolo “obolo” al Tesoro italiano, pur di parcheggiare la propria liquidità, piuttosto che detenere la stessa presso la Bce dove il tasso è già negativo dello 0,20% e dove forse da dicembre lo sarà ancora di più.

Ma concentrarsi sulla curva dei tassi, tutta in discesa dopo le dichiarazioni dell’ex governatore di Banca d’Italia, col rendimento del Btp decennale guida calato all’1,43%, meno di un punto percentuale (lo 0,9692% al momento) sopra il tasso offerto dal Bund decennale tedesco, sebbene indichi molto non fornisce una fotografia completa di quanto accade sul mercato del credito dove certamente il costo del rischio sta riducendosi gradualmente (ad esempio oggi Mediobanca nel comunicare la propria trimestrale ha segnalato una discesa di tale indice all’1,41%, anche grazie al lieve calo dello stock di crediti deteriorati da 1,152 a 1,132 miliardi), ma ancora le banche esitano ad incrementare gli impieghi (ossia i crediti) a favore di imprese e famiglie.

Anzi, l’ammontare totale dei prestiti in essere a settembre mostrava un calo dello 0,2% rispetto a 12 mesi prima secondo gli ultimi dati dell’Abi, che pure ha sottolineato come si sia trattato del dato migliore dall’aprile 2012. Perché le banche prestano poco in termini netti (concentrandosi sulle sole nuove erogazioni si nota infatti una crescita del 15,9% nei primi otto mesi dell’anno rispetto all’analogo periodo del 2014)? Primo perché lo stesso scenario di bassi tassi rende poco conveniente prestare denaro, secondo perché la crescita economica italiana resta minima e la domanda stessa di nuovo credito langue.

Unico settore che, da tempo, sta segnando discreti recuperi è quello dei mutui: spinto in particolare dalle surroghe (che però rischiano di frenare nei prossimi mesi se dovessero venire reintrodotte penali che le “lenzulate” di Bersani avevano eliminato fin dal 2006), le nuove erogazioni di mutui sono aumentate dell’86,1% nei primi otto mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014, anche in questo caso “nonostante” tassi medi (per i mutui relativi all’acquisto di un’abitazione) calati a fine agosto sul 2,66% contro il 2,81% di fine luglio e soprattutto contro il 5,72% di fine 2007, prima che esplodesse la crisi finanziaria mondiale.

Attenzione però: anche nel caso dei mutui in Italia si nota una notevole “anzianità” della domanda (e dell’erogato). Secondo l’osservatorio sui mutui di Facile.it nel semestre marzo-agosto 2015 la percentuale di cittadini italiani di età inferiore a 30 anni che hanno richiesto un mutuo si è quasi dimezzata, passando da un già modesto 17% dello scorso anno al 9,7%. Visto che nel 2012 quasi un preventivo su 4 arrivava da under 30, i giovani si confermano la “vittima sacrificale” di questa crisi, economica, culturale e generazionale, vedendosi relegati per fasce sempre più ampie di popolazione in situazioni strutturali di precarietà e di difficoltà economiche che le riforme finora varate dai governi Monti, Letta e Renzi non hanno minimamente scalfito e che sembrano anzi aver tolto ai giovani la voglia di “provarci”.

Sarà veramente così? Certo in uno stato in cui si è finora puntato a difendere i diritti di fasce di elettorato già in qualche modo “protette” (lavoratori dipendenti e pensionati) ma politicamente molto influenti più che a dare nuove possibilità ai giovani la sensazione che non valga più la pena insistere è elevata, così come elevati sono i numeri, in crescita negli ultimi anni, di coloro che decidono di abbandonare l’Italia e trasferire la propria residenza all’estero.

Eppure qualche timido segnale positivo non manca: secondo l’ultimo rapporto Movimprese tra luglio e settembre il saldo tra imprese nate e imprese cessate in Italia ha raggiunto quota 20.075 unità (portando il totale delle imprese esistenti a 6.060.085), grazie soprattutto al crollo delle chiusure (54.007, il minimo dal terzo trimestre 2006) che ha compensato il modesto andamento delle nuove iscrizioni (74.082, di poco superiori a quelle dello scorso anno).

Anche i giovani hanno continuato ad avviare imprese, anche con caratteristiche innovative: secondo il rapporto di Infocamere sulle startup innovative alla fine del terzo trimestre del 2015 in Italia esistevano 4.704 startup iscritte nell’apposita sezione speciale del Registro delle imprese, il 10,8% (456 startup) in più che a fine giugno. Nel complesso le startup rappresentano lo 0,31% di tutte le aziende operanti in Italia e tra loro 1.122 (il 23,9% delle startup totali, ossia lo 0,075% di tutte le imprese italiane).

Può sembrare poco, ma è una scintilla vitale che anche grazie ai bassi tassi d’interesse le banche, e non solo loro, hanno tutto l’interesse a continuare a tenere accesa (visto che nonostante l’elevata mortalità, per le startup vicina al 70%, sono in grado di fornire nel complesso interessanti rendimenti ai capitali impiegati) alimentandola con nuovo credito. Sperando che le buone idee e le buone pratiche attecchiscano e offrano ai giovani italiani quelle opportunità che finora la politica non è stata in grado di offrire loro.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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