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Cosa succederà alle tasse e alle cartelle rinviate a settembre a causa dell’emergenza Coronavirus

Tasse e cartelle fiscali sono state sospese fino a settembre a causa dell’emergenza coronavirus. Anche il provvedimento riguardante le moratorie sui prestiti alle imprese vedrà il suo termine dopo l’estate. Molte aziende si troveranno a fronteggiare un notevole carico fiscale tra pochi mesi e per alcune questo potrebbe rivelarsi insostenibile. Ma il governo, dall’altro lato, non è nelle condizioni per procedere ulteriori proroghe. Il nodo rimane quindi sul tavolo, in attesa di una soluzione. Le scadenze però sono sempre più vicine.
A cura di Annalisa Girardi
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A causa dell'emergenza coronavirus, tasse e cartelle fiscali sono state sospese fino a settembre. I versamenti dovuti dalle imprese, in scadenza a maggio, sono stati sottoposti a un'ulteriore proroga di tre mesi in modo che le aziende, già messe a dura prova dai mesi di lockdown e dalla crisi economica innescata dalla pandemia, fossero almeno alleggerite dai pagamenti fissi. Gli adempimenti dovranno quindi essere riscossi alla fine dell'estate. Il che significa che tra qualche mese diverse imprese si troveranno a fronteggiare un carico fiscale notevole: e non è detto che tutte quelle che hanno usufruito della sospensione proprio perché non erano in grado di sostenere quei costi durante l'emergenza sanitaria lo siano a settembre, in piena crisi economica. Il governo si ritrova quindi davanti a un'incognita importante: se da un lato le scadenze non possono più essere rimandate, in quanto continuerebbe ad allargarsi pericolosamente il buco nelle entrate alle casse statali, dall'altro bisognerà anche pensare a come attutire l'impatto finanziario di tutte queste scadenze concentrate a settembre.

I prestiti alle imprese

Un primo punto riguarda la moratoria sui prestiti alle imprese. Con il primo decreto di misure economiche messe in campo per il sostegno del tessuto produttivo, il Cura Italia, il governo ha concesso a piccole e medie imprese (Pmi), micro-imprese e partite Iva di congelare i mutui e i finanziamenti contratti. Sostanzialmente ciò significa che le banche non possono esigere i crediti dalle imprese. Come riporta il Messaggero, allo scorso 22 maggio le banche avevano ricevuto circa 2,4 milioni di richieste di moratoria sui prestiti, per un totale di 260 miliardi di euro. A differenza di altri ritardi denunciati in queste settimane, come ad esempio per quanto riguarda i prestiti coperti da garanzia statale, per le pratiche di moratoria si sarebbe già a buon punto. Infatti, l'85% delle richieste sarebbe già stato accolto, contro un 2% di istanze rifiutate. Solo il restante 13% sarebbe ancora in fase di valutazione. Ad ogni modo, si tratta di moltissime Pmi e partite Iva che hanno chiesto di congelare mutui e prestiti a loro carico, proprio per l'impossibilità di adempiere ai pagamenti in queste difficili circostanze. Ma a settembre, che dista solamente tre mesi, lo saranno?

Alcuni emendamenti presentati al decreto Rilancio chiedono di prorogare ulteriormente la moratoria, proprio nell'ottica di salvaguardare quegli imprenditori che difficilmente potranno sostenere l'impatto delle scadenze fiscali concentratesi a settembre dopo le sospensioni approvate nei mesi scorsi.

Tasse e cartelle

Infatti, i termini per quanto riguarda i prestiti non saranno gli unici a scadere dopo l'estate. Lo stesso vale per quanto riguarda tasse e cartelle fiscali. Anche le scadenze dei versamenti al Fisco, già sospesi a marzo per l'emergenza coronavirus, sono state rinviate a settembre. Va detto che moltissimi contribuenti hanno continuato a rispettare il calendario fiscale ordinario per quanto riguarda versamenti e cartelle, proprio per non ritrovarsi a settembre a dover fronteggiare un carico notevole, e forse insostenibile. Si tratterebbe di circa il 59% dei contribuenti: in altre parole, avrebbero continuato a pagare regolarmente le rate dovute in oltre 500 mila, su 841 mila totali. Secondo l'Agenzia delle entrate, ci sarebbero 6,7 milioni di cartelle sospese. Questo vuol dire che 6 contribuenti su 10 hanno continuato a rispettare gli impegni fiscali.

L'incognita di settembre

Ma per il resto rimane comunque l'incognita di settembre. La questione è più semplice per quanto riguarda la moratoria sui prestiti. Infatti per il provvedimento lo Stato ha dovuto disporre di un finanziamento di 1,7 miliardi, uno sforzo economico abbastanza lieve e che quindi potrebbe essere facilmente ripetuto con una seconda moratoria. In questo modo il carico fiscale impegnativo previsto per settembre sarebbe diluito nei mesi successivi. In materia di tasse, tuttavia, la faccenda si complica. Infatti, se lo Stato fosse costretto a rimandare ancora una volta i pagamenti si troverebbe di fronte a un buco importante nelle entrate. Dopo aver già approvato uno scostamento di bilancio il governo dovrebbe far fronte a un'ulteriore emissione di debito.

A maggio 2020, infatti, il deficit è stato di oltre 25,5 miliardi di euro contro i 900 milioni di maggio 2019. Rinviare ancora la riscossione di tasse e versamenti potrebbe rivelarsi insostenibile. Ma le imprese, messe a dura prova dalla crisi economica scoppiata dopo quella sanitaria ce la faranno a presentarsi a tutti gli appuntamenti fiscali previsti per settembre? La questione rimane un nodo da sciogliere per il governo, e il tempo a disposizione è sempre meno.

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