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Di Maio vuole più tutele per i rider. Foodora: “Ci costringe a chiudere o ad andare all’estero”

L’ad di Foodora commenta gli annunci di Luigi Di Maio a proposito del decreto dignità: “Gli operatori saranno costretti ad assumere tutti i collaboratori, chiuderanno i battenti e trionferà il sommerso”. E avverte: “In questo modo si obbligano le piattaforme digitali a lasciare l’Italia”
A cura di Annalisa Cangemi
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"Se fossero vere le anticipazioni del decreto dignità che il ministro Di Maio ha fornito alle delegazioni di rider incontrate, dovrei concludere che il nuovo governo ha un solo obiettivo: fare in modo che le piattaforme digitali lascino l'Italia. Quella che filtra è una demonizzazione della tecnologia che ha dell'incredibile, quasi medievale e in contraddizione con lo spirito modernista del Movimento 5 Stelle". A parlare è Gianluca Cocco, amministratore delegato di Foodora Italia, intervistato dal Corriere della Sera.

Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio lo scorso giovedì ha annunciato il primo provvedimento del suo dicastero, il decreto dignità. Al suo interno ci saranno tutele Inps e Inail oltre al salario minimo orario, e all'eliminazione della retribuzione a cottimo. Di Maio ha annunciato che il decreto approderà nel primo Consiglio dei Ministri politico, probilmente entro giugno. Verranno introdotte "tutele per i giovani del lavoro 4.0, che non hanno un contratto, né uno status giuridico, che non hanno una tutela assicurativa e hanno seri problemi di precarietà e sicurezza", ha spiegato il vicepremier, che riserverà una specifica attenzione proprio ai ciclofattorini delle consegne a domicilio. In questi giorni il ministri pentastellato sottoporrà la bozza del decreto ai rappresentanti dei rider.

Il giovane manager di Foodora, 31 anni come il vicepremier, ritiene che se la bozza venisse confermata, "non ci sarebbe alcuna speranza per il settore di restare in piedi": "gli operatori saranno costretti ad assumere tutti i collaboratori, chiuderanno i battenti e trionferà il sommerso". Cocco cita una ricerca condotta in collaborazione con l'Inps: "solo il 10% dei rider lo considera un lavoro stabile. Il 50% sono studenti, il 25% lo esercita come secondo lavoro e un altro 10% lo considera un'attività di transizione. La durata media è 4 mesi, non di più". "Posso pensare però che il ministro abbia ricevuto informazioni inesatte sul nostro business", aggiunge. E spiega di essere aperto a "soluzioni che si muovono nell'ambito dei principi fissati dallo Statuto del lavoro autonomo e della formula co.co.co.", e ad abolire il cottimo, per "altre forme come il minimo garantito, la paga oraria oppure sistemi misti con base oraria più parte variabile". E sull'aumento dello stipendio dice: "Se ne può discutere rispettando però la sostenibilità del conto economico delle nostre aziende".

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