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Denis Verdini condannato a 4 anni e 4 mesi per bancarotta

L’ex parlamentare condannato dal tribunale di Firenze per bancarotta nel processo relativo al fallimento di una società di costruzioni di Campi Bisenzio i cui titolari avevano rapporti con l’ex senatore quando era presidente del Credito cooperativo fiorentino. Per Verdini il pm aveva chiesto la condanna a 6 anni di carcere.
A cura di Antonio Palma
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L'ex  parlamentare Denis Verdini è stato condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione per bancarotta. La sentenza emessa oggi dal Tribunale di Firenze riguarda il processo relativo al fallimento di alcune società edili  che facevano capo ad imprenditori di Campi Bisenzio, I. A. e M. A., che avevano rapporti con Verdini quando era presidente del Credito cooperativo fiorentino. Nello stesso procedimento giudiziario condannati infatti anche i due imprenditori, padre e figlio, rispettivamente a tre anni e quattro mesi e due anni e quattro mesi. Al centro del procedimento alcune operazioni fra le società dei due imprenditori e  la banca toscana presieduta da Verdini. In particolare il passaggio di denaro dalla società ala banca da cui aveva ricevuto in appalto lavori edili per la sede di viale Belfiore a Firenze.

Secondo l'accusa, infatti, padre e figlio avrebbero ottenuto dalla banca di Verdini l'incarico di eseguire una serie di lavori edili ma i relativi compensi sarebbero stati dirottati verso la stessa banca per ridurre la loro esposizione debitoria nei confronti del Credito cooperativo. Durate la requisitoria, il pm di Firenze Luca Turco aveva chiesto la condanna a 6 anni di carcere per Verdini e una condanna più lieve a 1 anno e 3 mesi per gli altri due imputati, riconoscendo loro le attenuanti generiche per la “totale subordinazione a Verdini”. Per il Pubblico ministero, dunque, un’operazione studiata a tavolino. Durante il processo, a sua difesa Verdini aveva fatto una dichiarazione spontanea sostenendo che “i lavori erano stati assegnati a clienti di vecchia data della banca, furono fatti e la banca li pagò” mentre tra i due imprenditori “ci furono normali rapporti patrimoniali tra padre e figlio”.

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