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Delitto di Ancona, i due fidanzatini killer che uccisero per amore

Antonio Tagliata e la fidanzatina 16enne sono stati condannati per l’omicidio di Fabio Giacconi e Roberta Pierini, i genitori della ragazzina uccisi a colpi di pistola nella loro abitazione di via Crivelli ad Ancona il 7 novembre 2015. I coniugi osteggiavano la loro relazione.
A cura di Angela Marino
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Aveva solo 16 anni quando pianificò l'omicidio dei genitori insieme al fidanzato 18enne. Come nel caso di Novi Ligure, che vide la coppia di fidanzatini ‘diabolici' Erika e Omar consumare la strage della famiglia Nardi, da cui si salvò solo il padre, anche ad Ancona, il 7 novembre 2015 due genitori furono uccisi perché di ostacolo a una storia d'amore. Antonio Tagliata si presentò in casa dei coniugi Fabio Giacconi e Roberta Pierini, in via Crivelli e fece fuoco prima contro la donna e poi contro suo marito, maresciallo dell'Aeronautica. Ferito gravemente, l'uomo fu trasportato in ospedale dove morì dopo settimane di agonia. Il movente? I genitori della ragazza non approvavano quella relazione morbosa e da tempo impedivano alla ragazza di vedere Tagliata. Per questo oggi l'allora 16enne sconta una condanna a 18 anni nel carcere minorile di Nisida. Tornerà libera a 35 anni, quando il suo Antonio starà scontando la sua condanna a 20 anni di carcere.

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Tutto cominciò quattro mesi prima di quel fatale 7 novembre. I due giovani iniziarono una relazione che era tutt'altro che disapprovata dalla famiglia. La ragazza aveva trascorso addirittura venti giorni a casa del fidanzatino, con il benestare dei suoi. Ma dopo il rientro la situazione si sera fatta pesante, probabilmente a causa della richiesta di trascorrere molto tempo in casa di lui e per la natura morbosa di quel legame. I due giovani vengono divisi e contro Antonio spunta anche una diffida. È in questi mesi che matura il piano omicida. I due si incontrarono all'ingresso del palazzo la mattina del 7 novembre, poi salgono insieme. C'è già molta tensione tra il coniugi e quel ragazzo dai modi aggressivi e il carattere fragile, ma i due lo fanno ugualmente entrare per un chiarimento.

"Spara, spara" gli urla lei, incitandolo, mentre il giovane colpisce con due proiettili sua madre Roberta. Una vera esecuzione a cui il capofamiglia non riesce a sottrarsi. Prova a fuggire ma il suo aguzzino lo rincorre in terrazza e lo colpisce con tre proiettili, di cui uno alla nuca. Dopo aver sparato i due fidanzati si allontanano dall'abitazione insieme, una fuga interrotta poco dopo dai carabinieri alla stazione di Falconara. Dal momento in cui vengono fermati i due cominciano a rimpallarsi accuse e responsabilità: la ragazza accusa il fidanzato di aver fatto tutto da solo, lui di essere stato istigato da lei. Un solo elemento sembra certo: la premeditazione. Sin dalle prime ricostruzioni la presenza dell'arma e dei ben due caricatori di riserva di cui il ragazzo era munito appaiono un chiaro segno dell'intenzione di uccidere. Il successivo processo vede condannata prima la minore, che viene accusata e poi condannata per complicità in omicidio. Benché ancora minorenne le viene riconosciuta la lucida consapevolezza della situazione e la condivisione dell'intento di uccidere. A un anno dai fatti anche Antonio Tagliata è stato condannato a venti anni di carcere.

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