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Opinioni

Decreto stadi: il Governo sceglie la strada della repressione e del controllo

Stretta sul Daspo, sulla vendita di biglietti e sul legame fra società e tifoserie e pugno di ferro contro i cori discriminatori (su base etnica, religiosa o razziale). Si sceglie la strada della repressione, dopo anni neri negli stadi italiani: ma è questa la soluzione giusta per il problema – Italia?
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AGGIORNAMENTO – La Camera dei deputati voterà fra poco la questione di fiducia sul decreto (che contiene anche norme per quel che concerne l'immigrazione) posta dal Governo. Tra le principali novità rispetto al testo di cui vi abbiamo parlato, vi è la decisione di far pagare alle società di calcio i costi degli straordinari delle forze di polizia impegnate nel servizio di sicurezza durante le manifestazioni sportive (non ci sarà invece né un prelievo fisso dalle casse dei club, né una stretta sulla tassazione dei diritti televisivi, mentre lo Stato metterà a disposizione circa 88 milioni di euro in 4 anni per l'ammodernamento della dotazione delle forze di polizia).

La Camera dei deputati è impegnata nell'esame del decreto legge, di iniziativa del Presidente del Consiglio, del ministro dell'Interno, del ministro della Giustizia (di concerto con il ministro dell'Economia e delle Finanze), recante "disposizioni urgenti in materia di contrasto a fenomeni di illegalità e violenza in occasione di manifestazioni sportive, di riconoscimento della protezione internazionale, nonché per assicurare la funzionalità del Ministero dell'interno". Si tratta di un decreto che affronta appunto misure diverse e che è osteggiato da parte consistente della minoranza parlamentare (che potrebbe anche ricorrere all'ostruzionismo per tentare di cambiare alcuni passaggi molto contestati del provvedimento). Nella sua prima parte il decreto si propone di "rafforzare gli strumenti per il contrasto dei fenomeni di illegalità e di violenza connessi allo svolgimento di competizioni sportive" e nasce dopo i noti episodi della finale di Coppa Italia, che hanno poi portato alla morte del giovane Ciro Esposito. La linea è quella della fermezza e della chiusura (quasi) totale ad ogni forma di dialogo con le tifoserie organizzate, delle quali si contesta proprio la legittimità e le "tradizionali" forme di espressione (cori, striscioni e gadget saranno passati al setaccio, le trasferte saranno vincolate alla sussistenza di minime condizioni di sicurezza e via discorrendo). Più volte, infine, nel provvedimento si tratteggia poi il dualismo fra "violenti" da individuare e punire e "tifo buono", da agevolare e riavvicinare allo stadio.

Si parte dalla valutazione dell'inadeguatezza delle sanzioni attualmente previste e si dispone l'inasprimento delle sanzioni penali per il reato di frode sportiva. L'articolo 2 è particolarmente significativo ed è già al centro delle proteste del tifo organizzato, nonché di frange consistenti dell'opposizione parlamentare. Si parla infatti del rafforzamento del DASPO, ovvero del divieto temporaneo di accedere ai luoghi dove si svolgono le competizioni sportive. Con la nuova normativa si prevede il DASPO non solo per chi introduce ed espone "negli impianti sportivi striscioni e cartelli incitanti alla violenza", ma anche per chi commette "delitti contro l'ordine pubblico e di comune pericolo mediante violenza" oppure altri delitti "generici" (rapina, estorsione, reati in materia di stupefacenti), senza che vi sia una diretta relazione con qualche competizione sportiva. Ma non solo, poiché si riscrive la fattispecie di condotta "in relazione alla quale il questore può applicare il DASPO anche indipendentemente dalla condanna o dalla denuncia per gli specifici reati previsti". In pratica la condotta "rilevante" ai fini del DASPO verrà valutata anche "a prescindere" da qualunque legame con manifestazioni sportive e sarà riferita a generici "episodi di violenza, di minaccia o di intimidazione, tali da porre in pericolo la sicurezza pubblica o a creare turbative per l'ordine pubblico". Possibile invece la cessazione della misura per "buona condotta".

No alle magliette con scritte non consentite

Il passaggio successivo, l'articolo 3 del decreto, amplia invece il novero degli "oggetti" vietati dall'articolo 2 – bis: non solo striscioni e cartelli inneggianti alla violenza, ma anche magliette o gadget che riportino frasi giudicate offensive e / o pericolose. Alle società viene poi vietato di "intrattenere rapporti con soggetti condannati per contraffazione di prodotti o vendita abusiva" e viene ribadito l'obbligo di non vendere biglietti ai destinatari di DASPO negli ultimi 5 anni. Grazie all'articolo 4, poi, il ministero dell'Interno si riserva di "disporre, in caso di gravi episodi di violenza, il divieto di trasferta, attraverso la chiusura del settore ospiti degli impianti sportivi in cui si svolgono gli incontri di calcio individuati in relazione al pericolo di turbativa dell'ordine pubblico, e il divieto di vendita di titoli di accesso nei confronti dei soggetti residenti nella provincia delle squadre ospiti interessate", oltre che il rinvio stesso della manifestazione sportiva. Un passaggio particolarmente dibattuto è quello legato alla possibilità di applicare "l'arresto in flagranza differita" anche per "il reato di istigazione alla discriminazione razziale, etnica e religiosa" (qui si prevede anche la possibilità di un utilizzo delle riprese televisive o dei filmati delle telecamere di sorveglianza). Alle società, infine, si prospetta una semplificazione delle procedure burocratiche per gli interventi di realizzazione degli standard di sicurezza, che verranno effettuati in accordo con i proprietari degli impianti.

Il testo completo:

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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