299 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Dalla villa del Circeo a Novi Ligure: chi abita oggi nelle case dell’orrore

Alcuni tra i delitti e le morti violente che hanno scosso l’opinione pubblica sono avvenuti tra quattro mura, nel cuore della comunità, tra case, scuole e parcheggi. Ville, appartamenti e cantine raccontano storie di orrore e violenza. Ecco cosa ne è stato du alcuni tra i luoghi che hanno ospitato i crimini più efferati.
A cura di Angela Marino
299 CONDIVISIONI
La villa del massacro del Circeo, Latina
La villa del massacro del Circeo, Latina

Alcuni dei crimini più odiosi della cronaca nera sono indissolubilmente legati ai luoghi in cui si sono consumati. Ville, appartamenti, cantine e casolari di campagna sono stati teatro di tali crimini e, quando l'orrore finisce, quelle quattro mura restano lì a ricordo perenne di ciò che accaduto al loro interno. L'impatto sulla comunità è spesso devastante e la sopravvivenza di quei luoghi di tortura spesso viene vissuta con disagio e dolore dalle vittime e della loro famiglie. In alcuni casi, invece, diventano meta del turismo macabro. Alcuni scelgono di vendere le proprietà, altri vi sono costretti. Ecco cosa ne è stato delle case dell'orrore in sette casi che hanno sconvolto l'opinione pubblica.

La villa del Circeo

San Felice Circeo, provincia di Latina. In una villetta isolata pendici del monte prospiciente  al mare delle isole pontine ,il 29 settembre 1975 Rosaria Lopez e Donatella Colasanti (19 e 17 anni) vengono stuprate, seviziate e picchiate da tre giovani della Roma bene. Le due ragazze  furono attirate nella villetta fuori porta e lì furono minacciate con un revolver e costrette a spogliarsi. Vennero chiuse in bagno e poi recluse in due stanze diverse. Angelo Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido le stuprarono a turno, le picchiarono e seviziarono. Rosaria Lopez morì affogata dopo che le avevano tuffato più volte la testa nell'acqua nella vasca da bagno. Picchiata e violentata, Donatella riuscì a salvarsi fingendosi morta. I tre pariolini caricano quelli che credevano due cadaveri nel bagagliaio dell'auto e fecero ritorno a Roma. Durante una sosta la ragazza sopravvissuta trovò il modo di attirare l'attenzione di un passante e venne salvata. La villa era di proprietà della famiglia Ghira e dopo il dissequestro rimase  sfitta per anni fino a quando nel 2004, non è stata venduta. Nessuno conosce l'identità dei nuovi proprietari.

Immagine

La casa di Novi Ligure

Nel febbraio 2001 Susy Cassino e Gianluca De Nardo, madre e figlio di 11 anni, vennero trovati morti nella loro casa di Novi Ligure, in Piemonte. Dalla strage si salvarono Erika (16 anni), figlia e sorella delle vittime e Francesco De Nardo, marito e padre. Le indagini dimostrarono bene presto che furono la stessa Erika e il fidanzato di allora Omar Favaro a compiere il massacro. Oggi Erika ha scontato la sua pena ed è una donna libera. Suo padre l'ha perdonata e dopo il dissequestro, è tornato a vivere nella villletta di Novi Ligure.

Immagine

La cascina Ermengarda a Leno

Desirée Piovanelli fu uccisa il 28 settembre del 2002 in un casolare abbandonato a Leno, in provincia di Brescia. La quindicenne, figlia di una modesta coppia di testimoni di Geova e studentessa di liceo, fu attirata in una trappola da 3 coetanei e un adulto, Giovanni Erra, manovale e suo vicino casa. Il piano era quello di stuprare e uccidere Desirèe. Appena giunta nel vecchio casolare la ragazzina comprese l'intento del branco e cercò di scappare. Fu trattenuta da Erra e pugnalata più volte. Il suo corpo martoriato venne trovato alcuni giorni dopo la scomparsa dalla polizia. I tre giovani assassini avevano provato anche a farlo a pezzi per potersene disfare ma non erano riusciti nel loro intento. Dopo 14 anni Giovanni Erra è ancora in carcere. La cascina Ermengarda, che prende il nome dalla principessa longobarda ‘Desideria', è stata abbattuta e ricostruita. Nessuno ha voluto occupare l'appartamento dove nel 2002 fu uccisa Desirée.

Immagine

La casa bunker dell'orco di Amstetten

Josef Fritzl è divenuto noto nelle pagine di cronaca nera come l'orco di Amstetten, cittadina bassa Austria. L'uomo ha tenuto segregata per 24 anni la figlia Elisabeth, sequestrata e costretta a vivere nella cantina di casa dall'età di 19 anni. Durante la prigionia, durata dal 1994 al 2008, la giovane donna fu violentata regolarmente dal padre e costretta a dare alla luce 7 figli, dei quali uno morto dopo pochi giorni dalla nascita. L'uomo, un ingegnere edile, aveva costruito un vero e proprio bunker nel seminterrato dell'abitazione nella quale viveva con la moglie gli altri figli e 3 di quelli avuti da Elisabeth che aveva presentato i famiglia dicendo che era stata la stessa Elisabeth, fuggita di casa anni prima, a lasciarli sull'uscio di casa con un biglietto, pregando i suoi di prendersene cura. La porta del rifugio era chiusa con una serratura elettronica e poteva essere aperta solo con un codice e un telecomando che l'uomo portava sempre con sé. La ragazza – della quale l'uomo abusava dall'età di 10 anni e che aveva già tentato di scappare di casa – ha vissuto per 24 anni senza vedere la luce del sole insieme ai suoi figli. Probabilmente proprio la carenza di ossigeno ha cagionato la malattia che ha indotto suo padre a portarla in ospedale, portando alla luce anni di abusi e violenze e l'omicidio di un neonato. Sebbene la casa sia ancora in piedi, l'accesso alla cantina degli orrori è stato chiuso.

Immagine

La casa delle cento stanze a Gravina di Puglia

La casa delle ‘Cento stanze' è una è un enorme costruzione in mattoni nel centro storico di Gravina di Puglia. Il vecchio casolare risale al XIX secolo ed era la residenza di una nobile famiglia emiliana. Da anni abbandonata, era diventata rifugio di barboni e tossicodipendenti. Attratti dalle leggende e dalle storie di fantasmi che si raccontavano in paese, anche i più piccoli visitavano la casa per andarci a giocare a nascondino, spinti dalla curiosità e dal gusto del proibito. È quello che ha portato nella vecchia casa i fratellini Francesco e Salvatore Pappalardo, considerati scomparsi dalla sera del 5 giugno 2006. I piccoli, sono stati trovati morti per caso il 26 febbraio di due anni dopo. Avevano 13 e 11 anni. Dopo anni di indagini che hanno visto i principali sospetti rivolti verso il padre dei piccoli, che in quel periodo li teneva con sé, le autorità conclusero che si era trattato di un incidente. Non è mai stato accertato se i bambini fossero soli o in compagnia di altri amichetti con i quali avrebbero ingaggiato una sorta di sfida, precipitando nel pozzo. Si è discusso a lungo sulle responsabilità della società che deteneva la proprietà dell'immobile e che non fece nulla per interdirne l'accesso. L'immobile, nonostante sia precipitato un altro bambino nella cisterna, ritrovando i cadaveri, è stato riqualificato ma si conserva ancora intatto.

Immagine

La casa del ‘mostro di Cleveland' in Ohio

La casa di Ariel Castro a Cleveland, in Ohio, è nota come la "villa degli orrori". Nella casa di 130 metri quadrati tre donne hanno vissuto segregate per circa 10 anni. Quando sono state liberate grazie all'aiuto di un vicino il 6 maggio 2013 la polizia che ha fatto irruzione in casa si è trovata davanti catene pendenti dal soffitto, guinzagli, e pesanti lucchetti alle porte. Le catene servivano a limitare i movimenti di Amanda, Gina e Michelle, le tre donne rapite quando erano poco più che adolescenti e tenute per un decennio legate come animali. Ad abusare di loro era Ariel Castro, arrestato a 52 anni. Le donne vivevano in tre celle separate con feritoie per introdurre il cibo. Michelle Knight sparì nel 2002. Di Amanda Berry si persero le tracce il 21 aprile del 2003, mentre Georgina De Jesus sparì ad appena 14 anni nel 2004, mentre tornava a casa da scuola. Nella villa delle torture venne trovata anche una bambina di sei anni, Jocelyn, figlia di Amanda Berry, nata dalle violenze la notte di Natale del 2006. Quando fu catturato, Castro strinse un accordo con le autorità barattando l'abbattimento della casa degli orrori con la pena di morte. Castro, condannato all'ergastolo più altri mille anni di carcere, pianse quando firmò i documenti per la cessione dell'immobile facendo riferimento a "molti momenti felici" trascorsi nella casa con le donne. L'uomo si è suicidato in carcere.

Immagine

La casa di Lord Lucan a Londra

Era la notte del 7 novembre 1974 quando la giovane Sandra Rivett fu assassinata a sprangate in una delle case più eleganti di Londra. La ragazza era la babysitter dei piccoli eredi del casato Lucan, i figli dell'aristocratico conte Richard John Birmingham e di sua moglie, che si trovava presente la notte del delitto e fuggì dalla scena. Sul caso non ci furono molti dubbi: la contessa indicò nel consorte il responsabile dell'omicidio della giovane. I due coniugi si stavano separando dopo i conflitti nati per la sfrenata passione del conte per il gioco d'azzardo e le giovani donne. Lord Lucan scomparve subito dopo il delitto e da allora del presunto assassino non si sono avute più notizie. Il sospetto è che la vera vittima dell'omicidio fosse la contessa e che la povera Sandra sia stata uccisa per uno scambio di persona. Recentemente i figli hanno chiesto e ottenuto la dichiarazione di morte da parte delle autorità. Si tratta di un atto richiesto e concesso per motivi di successione. La casa dove si consumò il delitto, una delle più belle dimore signorili della capitale britannica, è stata venduta dagli eredi del conte.

Immagine
299 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views