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Dall’orfanotrofio ‘lager’ all’amore ‘molesto’: Marianna Cendron, scomparsa a 18 anni

Marianna Cendron è scomparsa il 27 febbraio del 2013 da Castelfranco Veneto. Psicologicamente fragile, con un passato di maltrattamenti in orfanotrofio, la ragazza aveva lasciato la famiglia adottiva da un mese. Nella sua vita c’era l’ambigua figura di un convivente 45enne a cui per mesi i Cendron avevano proibito di avvicinare la figlia.
A cura di Angela Marino
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Marianna Cendron ha solo 18 anni quando scompare tra i viottoli bui delle campagne trevigiane la sera del 27 aprile 2013. È giovanissima, inquieta e fragile, da un mese ha lasciato la casa dei genitori e ha trovato appoggio nell'appartamento di un vicino, un uomo di 45 anni, che vive solo. Lavora come assistente nella cucina della Golf club di Castel Trevigiano, a 28 minuti dalla casa in cui vive. Non lontano dalla struttura in cui ha trovato lavoro vive Michele, il suo fidanzatino studente dell'alberghiero. Qualche volta Marianna si ferma a dormire dal suo ragazzo nel convitto dove alloggia, a solo un chilometro dal Golf Club.

Le ombre sulla vita di Marianna

È una vita piena di ombre la sua, a cominciare da quella strana convivenza con Renzo, 45enne conosciuto mentre eseguiva i lavori di costruzione di una tettoia nella villetta bifamiliare in cui – ancora minorenne – Marianna viveva con i genitori e il fratello. Era iniziato proprio allora il morboso corteggiamento di Renzo che aveva iniziato a colmare di attenzioni la ragazzina. Premure vissute da lei come importune e moleste, in un primo momento, e infine accettate in una fase di grande fragilità emotiva.

La corsa all'autonomia

Non accettava il controllo dei genitori Marianna, lo viveva come un'oppressione, soprattuto, per gli aspetti che riguardavano la sua salute. Per due volte i suoi, preoccupati per la grave forma di bulimia di cui soffriva, l'avevano ricoverata in clinica e costretta a seguire una terapia. Cure a cui Marianna non voleva sottoporsi, per questo aveva deciso che non appena avesse compiuto la maggiore età, avrebbe trovato un lavoro e sarebbe andata a vivere per conto suo.

L'infanzia nell'orfanotrofio ‘lager'

Le radici di quella irrefrenabile voglia di autonomia affondavano molto lontano, nell'infanzia di Marianna e del suo fratellino Giorgio. I due erano stati adottati dai coniugi Cendron in un istituto per orfani in Bulgaria, dove erano stati abbandonati. Marianna all'epoca aveva sei anni ed era abituata a svegliarsi la notte per andare a "scassinare" la dispensa dell'orfanotrofio. Rubava da mangiare per sé e il fratellino, essendo quello l'unico modo di sopravvivere. In quell'istituto i bambini venivano affamati. Da qui il rapporto ossessivo con il cibo che avrebbe maledetto l'adolescenza di Marianna. Il carico di quell'infanzia di orrori l'avrebbe tormentata per sempre tanto da spingerla a confidare quella storia tremenda ai suoi genitori e a un'insegnante dell'istituto alberghiero.

La scomparsa

A 18 anni, quindi, Marianna si era trovata un lavoro, come aveva sempre desiderato. Sognava di fare la cuoca e ci stava riuscendo, era stata assunta come aiuto chef nel ristorante del club trevigiano. La mattina faceva metà strada in bicicletta e metà in autobus, raggiungendo con gran fatica il posto di lavoro. Così fece anche la mattina del 27 febbraio. Arrivò al lavoro puntuale, trascorse la sua giornata tra le solite incombenze, ricevendo nel pomeriggio una telefonata di Renzo dall'apparecchio fisso del ristorante. La sera aveva appuntamento con il fidanzato Michele, con cui avrebbe trascorso la notte.

Non è un allontanamento volontario

"A domani" salutò i colleghi, lasciando al suo capo una minuziosa lista delle pietanze che aveva imbastito per l'indomani, firmando il biglietto con la stessa formula: "a domani". Era certamente sicura di tornare al lavoro il giorno dopo, tanto che ‘a casa' dal 45enne Renzo, aveva lasciato tutti i documenti (carta di identità, tessera sanitaria e tessera elettorale) e 65 euro. Non solo, non aveva ritirato neanche lo stipendio di 600 euro che le spettava. Dove sarebbe potuta andare Marianna senza soldi e documenti e senza la sua inseparabile bicicletta, mai più ritrovata, quella notte?

Le ricerche

L'unica certezza e che nel tragitto che divide Castelfranco dal comune di Paese, Marianna è scomparsa. Quella sera non è mai andata all'appuntamento con il fidanzato Michele, che stranamente, invece di chiamare la stessa Marianna o i genitori, telefona a Renzo. Interrogato dai carabinieri, quest'ultimo dice di aver parlato per l'ultima volta con la ragazza quel pomeriggio e di non averla più sentita. Quando è scomparsa, lui si sarebbe trovato a casa, davanti alla tv. Interpellato sul legame con quella giovane – che aveva corteggiato per mesi quando era minorenne e contro il parere dei genitori – ai militari dice di essersi limitato ad ospitarla, dandole cibo, alloggio e soldi, senza chiedere nulla in cambio.

Poi Renzo cambia versione, si presenta spontaneamente in caserma e confessa di aver avuto rapporti sessuali con la ragazza che diceva di aver aiutato, ma di non sapere nulla della sua scomparsa. La notte in cui si perdono le sue tracce, uno dei due telefonini di Marianna aggancia una cella di via Carpani, nel parcheggio del centro commerciale I Giardini del Sole di Castelfranco Veneto, tra mezzanotte e le due. Di questo secondo cellulare Michele ha affermato di non conoscere neanche l'esistenza. A distanza di anni, le indagini per sequestro di persona aperte sul caso, rischiano di essere archiviate. Nessuna delle persone coinvolte nella vicenda è mai stata indagata.

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