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“Romeo e Giulietta”: l’amore assoluto nasce dall’incoscienza

Nel giorno dedicato agli ‘innamorati’, la rilettura di un classico immortale: “Romeo e Giulietta”, tragedia dall’intramontabile fascino per l’unicità di un incolmabile sentimento, raccontato dal bardo di Stratford. Ma da cosa scaturisce un amore così assoluto? I sentimenti più puri nascono sempre dall’incoscienza e dall’istinto, la cui luce non si lascia oscurare dalla grigia ombra della razionalità.
A cura di Silvia Buffo
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zeffirelli
"Romeo e Giulietta", il film di Zeffirelli del 1968

"Romeo e Giulietta" forse la più popolare storia d'amore al mondo, scritta da William Shakespeare tra il 1594 e il 1596, resta tra le più celebri e rappresentate tragedie. Si identifica come archetipo di amore ideale e sublimato proprio per il suo forte carattere eroico accentuato dall'ostilità dei contrasti sociali che impediscono la realizzazione dell'amore fra i due, dando luogo al tragico epilogo. Come nasce un tale amore immenso? Una riflessione esistenziale su cui val la pena riflettere.

L'amore che lega Romeo e Giulietta è ricordato come un sentimento incommensurabile eppure dietro ad esso vi sono contingenze casuali ed incoscienza, dettate proprio dalla giovane età dei protagonisti. Forse è così che si genera quella dinamica così naturale che è l'amore, in balia dell'istinto e abbandonando la ragione: non ragionano quei due che, vinti da una forza superiore, pur di amarsi sono disposti a tutto, ed è per questo che nella versione di Boaistiau vengono ancora condannati, colpevoli di avere ascoltato i loro istinti voltando le spalle ai sentimenti delle loro famiglie e all'ordine sociale a cui si sarebbero dovuti conformare.

Ma nessuna aulica premessa ad un amore così oltraggioso bensì semplici dinamiche adolescenziali: il sedicenne dei Montecchi, Romeo, è innamorato di un'altra Capuleti, Rosalina, che per voto di purezza e castità non intende ricambiarlo. In balia della malinconia sarà il suo amico Mercuzio a distoglierlo e condurlo ad una festa in cui si sarebbero recati in maschera in casa Capuleti, per divertirsi e cercare di dimenticare.

Ed ecco il presentarsi della fugace casualità dell'amore fra i due protagonisti: Romeo spera di vedere Rosalina durante la festa e incontra invece Giulietta. Sarà la magistrale penna shakespereana a innalzare le virtù morali dei due innamorati che da amanti "sfortunati e disonesti", descritti da Brooke, diventano archetipo dell'amore tragico, ancor più marcato da un contesto di forte crisi culturale dell'epoca, in cui i poteri, come la Chiesa, non riescono più a garantire un certo ordine sociale e spirituale.

La dimensione temporale in cui vive la storia di un fulmineo, ma al tempo stesso assoluto, sentimento d'amore si comprime al massimo ed è così che il pathos della tragedia si innalza. In origine la vicenda si svolgeva nell'arco di nove mesi mentre in Shakespeare giunge al suo epilogo in pochi giorni, da una domenica mattina di luglio alla successiva notte del giovedì.

shakespeare
"Romeo e Giulietta" di Frank Dicksee

Quel giovedì in cui l'amore dei due si sublima in un vero e proprio rito sacrificale: travolgendoli nella nefasta fatalità degli avvenimenti, la vita priverà i due di crescere e di vedere la maturazione di se stessi e dei loro sentimenti ed è per questo che il loro amore appare così assoluto, proprio perché non ha conosciuto gli esiti del trascorrere del tempo sull'evoluzione delle emozioni.

Un affascinante contrasto fra luce ed ombra, tra vita e morte, amore e guerra, avvolge l'amore di Romeo e Giulietta, come già quell'"incostante luna", sotto la quale Romeo implora la sua amante, aveva lasciato presagire al fianco di altri segnali che lasciano intendere il drammatico epilogo. Giulietta vorrebbe esorcizzarlo attraverso l'unione in matrimonio, che avrebbe protetto il loro amore dalle divinità infernali, ma ha ben alte sensazioni che esprime nell'inquietudine di queste parole languidamente poetiche:

Anche se tu mi dai tanta gioia
questo giuramento di stanotte non mi piace:
È troppo avventato, affrettato, improvviso,
troppo simile al lampo, che svanisce
prima di poter dire ‘eccolo, guarda'

L'amore stesso è un paradosso che vive nell'impossibilità di essere vissuto e su cui sarà la morte a vincere:  "E così con un bacio io muoio", sono le ultime parole pronunciate da Romeo che avvelenandosi, baciandola per l'ultima volta, si restituirà per sempre e indissolubilmente alla propria amata nel trionfo più profondo dell'amore, che nel suo epilogo appare come aulico e immenso per la sua tragicità, proprio quello stesso amore che si è generato dall'incoscienza degli istinti di due ragazzi che si innamorano senza conoscersi.

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