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“Pappagalli verdi” e “Buskashì”, come Gino Strada raccontava la missione di Emergency nel mondo

Per capire cosa faceva materialmente Gino Strada con Emergency in giro per il mondo, nelle zone più difficili, quelle in cui a volte erano l’unico avamposto straniero nel mezzo di una guerra, oltre ai suoi discorsi, le interviste e gli articoli, si possono leggere i due libri che ha scritto tra la fine degli anno 90 e l’inizio dei 2000.
A cura di Redazione Cultura
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Gino Strada (LaPresse)
Gino Strada (LaPresse)

Per capire cosa faceva materialmente Gino Strada con Emergency in giro per il mondo, nelle zone più difficili, quelle in cui a volte erano l'unico avamposto straniero nel mezzo di una guerra, oltre ai suoi discorsi, le interviste e gli articoli, si possono leggere i due libri che ha scritto tra la fine degli anno 90 e l'inizio dei 2000. Due libri in cui il chirurgo, scomparso questa mattina all'età di 73 anni, inaspettatamente, nonostante i suoi noti problemi di cuore, come ha detto la presidente di Emergency Rossella Miccio alle agenzie: "Stava bene, non aveva nulla di così grave da far pensare a quello che è successo. Si trovava in Normandia per una vacanza di qualche giorno. La notizia ci ha colti di sorpresa, non riusciamo a dire altro".

Gino Strada in due libri

Il lavoro che il chirurgo ed Emergency tutta ha svolto in questi anni è ben noto. Tanti ospedali da campo, infinite operazioni, la capacità di esserci sempre nei luoghi più impervi, sempre dalla parte dei più deboli e dei meno fortunati, di coloro che grazie a loro e spesso solo a loro potevano ottenere cure di alto livello anche in condizioni complesse, spesso durante le guerre, come racconta sia in "Pappagalli verdi: cronache di un chirurgo di guerra", libro edito nel 1999 che in "Buskashì. Viaggio dentro la guerra" libro scritto nel 2002, in cui Strada si mette in gioco per narrare a chi non ha idea quello che vuol dire agire in quelle terre, le difficoltà anche burocratiche per poter intervenire, ma anche la soddisfazione di aiutare chi è in difficoltà.

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Pappagalli verdi: cronache di un chirurgo di guerra

In "Pappagalli verdi: cronache di un chirurgo di guerra" – il titolo prende il nome dalle mine antiuomo sovietiche che assomigliano proprio a pappagallini – il chirurgo ha raccolto una serie di cronache da diversi Paesi del mondo, racconta di come la guerra sia uno strazio soprattutto per i civili, narra le situazioni vissute in paesi come Iraq, Pakistan, Ruanda, Afghanistan, Perù, Kurdistan, Etiopia, Angola, Cambogia, ex-Jugoslavia e Gibuti, le difficoltà di approntare gli ospedali da campo, la facilità con cui queste venivano distrutte, le vite distrutte dalle vittime della guerra, le mutilazioni, ma anche la storia di chi cerca sempre un posto in prima linea per salvare vite.

Buskashì, la strada di Emergency per l'Afghanistan

"Buskashì. Viaggio dentro la guerra", invece, si concentra su un paese in particolare, ovvero l'Afghanistan, quello del dopo 11 settembre, quando i talebani stavano prendendo il Paese a seguito degli attacchi agli Usa e della morte del generale Massoud. Quelli di Emergency erano, paradossalmente, gli unici che cercavano di entrare in un paese da cui tutti stavano scappando. Strada ne racconta le difficoltà logistiche, ma anche quelle burocratiche, muri issati e da abbattere, ma anche essere riusciti a rimettere in sesto l'ospedale di Kabul per curare chiunque ne avesse bisogno. Ce n'è anche un altro, scritto a quattro mani con Roberto Satolli e pubblicato sempre da Feltrinelli nel 2014 in cui si racconta la battaglia dell'ONG contro il virus Ebola che a un certo punto ha minacciato di andare oltre le foreste dell'Africa. Scritto raccontando quel periodo e raccogliendo le testimonianze di chi si era impegnato in prima persona per cercare di battere quel virus mortale, ma anche il racconto, le solite, delle difficoltà incontrate a causa di interessi maggiori e mai coincidenti con quelli dei più bisognosi.

Le parole della figlia Cecilia

Questi tre libri sono solo un pezzo del puzzle – e neanche i più importanti – che hanno permesso a Gino Strada di essere riconosciuto come uno degli uomini di pace del mondo. Conosciuto a livello internazionale, non ha mai smesso di battersi per cercare un mondo più equo. E le parole della figlia Cecilia ne sono una testimonianza importante: "Amici, il mio papà #GinoStrada non c'è più. Io vi abbraccio ma non posso rispondere ai vostri tanti messaggi (grazie), perché sono qui: dove abbiamo appena fatto un soccorso e salvato vite. È quello che mi hanno insegnato lui e la mia mamma".

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