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Non solo un gioco: il calcio, storia di padri, figli e passione

L’ultimo libro di Fulvio Paglialunga racconta il calcio come mai è stato raccontato: attraverso le storie dei padri e dei figli che lo hanno reso grande trasformandolo in un’eredità da preservare.
A cura di Federica D'Alfonso
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Fulvio Paglialunga, "Un giorno questo calcio sarà tuo" (Baldini e Castoldi, 2017).
Fulvio Paglialunga, "Un giorno questo calcio sarà tuo" (Baldini e Castoldi, 2017).

“Mi fermo sempre quando vedo dei bambini giocare a calcio. È un’attrazione irresistibile, per me. Mi torna in mente una frase di Jorge Luis Borges: ‘Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per strada, lì ricomincia la storia del calcio’”. Una storia lunga, appassionata, che per alcuni sembra durare da sempre. Il calcio per alcuni è qualcosa che si sceglie da piccoli, a volte anche inconsciamente, e si ama per tutta la vita: Fulvio Paglialunga racconta questa passione che si trasmette di generazione in generazione nel suo nuovo libro.

L’autore di “Ogni benedetta domenica” stavolta torna in libreria con un volume dedicato ai padri e ai figli: ma non a padri e figli qualsiasi, bensì a quelli che hanno reso grande la storia del calcio e a quelli che da sempre, per la vita, scelgono la loro squadra del cuore e non la mollano più. “Un giorno questo calcio sarà tuo” è in libreria dal 26 ottobre 2017, edito da Baldini&Castoldi.

Padri e figli, fra tifo e passione

Storie diversissime fra loro che hanno in comune un’unica parola: calcio. Un rapporto con il gioco, quello di alcuni, paragonabile soltanto a quello ancestrale, primordiale, con il proprio padre. Ecco perché le storie di padri e figli ben si adattano ad un mondo in cui questa passione molto spesso viene veicolata proprio dai padri: il libro si apre con una citazione di Pier Paolo Pasolini che ci ricorda che “il tifo è una malattia giovanile che dura tutta la vita”. Fulvio Paglialunga spiegherà poi che per comprendere ciò che il calcio rappresenta nella vita di chi tifa bisogna andare più a fondo, fino ad un rapporto di amore puro come ne esistono pochi: quello fra padre e figlio.

Paglialunga, “tifoso tarantino ma di padre juventino”, trasforma il gioco del calcio in un mezzo per raccontare la vita e, viceversa, la vita e i suoi affetti per raccontare il gioco del calcio. È così che il gioco del calcio si trasforma in una meravigliosa metafora del rapporto fra padre e figlio: così come il rapporto fra compagni di squadra si fonda sul rispetto reciproco, l’ammirazione, la sensibilità e la passione, così quello di padre e figlio nasce e cresce lungo il corso della vita cercando strumenti e mezzi attraverso i quali esprimersi e compiersi.

Una storia di padri e figli, un rapporto ancestrale fatto di eredità lasciate e memorie raccolte e vissute. Ma è anche una storia dell’Italia, di come il nostro paese vive e gioca il gioco. Un gioco che è stato spettacolarizzato e corrotto che attraverso le pagine dell’autore torna a rivestire i panni di un mezzo attraverso il quale comunicare alle generazioni future la propria passione, le proprie speranze, la propria eredità. A prescindere dal colore della maglia.

I padri e i figli del calcio

Il libro racconta le storie dei grandi padri e dei figli del calcio: ci sono Cesare e Paolo Maldini, Bruno e Daniele Conti, Jacky e Stuart Fatton e Valentino e Sandro Mazzola. Un tuffo nel passato scintillante di alcuni dei campioni più importanti di sempre, come Mazinho e Thiago Alcàntara, fino ad arrivare al calcio di oggi, con le grandi aspettative  che si formano attorno a chi nasce figlio di un grande calciatore.

Ma il talento non si eredita. Non sempre. Ci sono infatti padri e figli legati da caratteristiche tecniche e caratteriali che sembrano farli somigliare anche in campo. Papà che furono campioni e figli che ne raccolgono l’eredità. Ma anche ragazzi che hanno fatto meglio del genitore, oppure schiacciati dal peso del cognome, distrutti dal dover essere per forza all'altezza. Nelle famiglie in cui il pallone è un mestiere e un palcoscenico, i campioni possono diventare due.

Si parla così dell’attesissimo e sperato debutto di Christian Totti, e di altre storie di figli che sembravano destinati alla gloria eterna come i loro padri, come Davide Ancelotti e Karel Zeman, ma che non sono riusciti a superare i loro padri. Attraverso queste storie, la riflessione non può che allargarsi all’estremo significato che il calcio, il gioco, la competizione e la passione estrema assumono nella vita quotidiana di ognuno di noi.

Padri e figli: quale eredità?

Il racconto di Paglialunga non tralascia di analizzare anche l’attuale situazione del calcio in Italia. Non manca la critica: “abbiamo spettacolarizzato il gioco più bello del mondo. Lo abbiamo finanziarizzato. Lo abbiamo corrotto. E adesso è il tempo di riflettere sull’eredità che lasceremo”. Emerge così un’idea del gioco del calcio che non è mai semplicemente un gioco, ma un mezzo che in molte comunità è divenuto strumento di inclusione sociale, di costruzione di identità multiculturali, e accettazione e valore condivisi. La domanda resta aperta: cosa lasceremo noi ai nostri figli di questo calcio?

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