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Life Stripe, la nostre vite trasformate in strisce di colore

Presentato nella cornice industriale della Fabbrica del Vapore per il FuoriSalone di quest’anno, Life Stripe è il progetto della coppia di designer nota come SPREAD che trasforma le vite di uomini e animali in colorate opere in acrilico. Intervista a Hirokazu Kobayashi di SPREAD.
A cura di Roberto Sommella
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Riuscite a immaginare una giornata della vostra vita racchiusa e raffigurata in un quadro? È quanto da dieci anni provano a fare i due designer giapponesi Hirokazu Kobayashi e Haruna Yamada, noti come SPREAD. I loro "quadri", che sembrano quasi opere figlie dell'arte pittorica moderna, sono in realtà rappresentazioni grafiche del vissuto di una giornata. Nell'ambito del FuoriSalone 2014, alla Fabbrica del Vapore, la mostra "Life Stripe", curata da Rossella Menegazzo, ha presentato al pubblico centinaia di queste creazioni. Un modello a metà tra arte e design che suscita riflessioni e osservazioni sociologiche inaspettate.

Genesi del progetto

Il concept

I soggetti

I workshop

Genesi del progetto

L'idea del progetto "Life Stripe" nasce da una storia di amicizia. "Tutto è cominciato quando una nostra amica ha cominciato a soffrire di ciò che in Giappone definiamo come hikikomori" ci racconta Kobayashi. Hikikomori è un termine giapponese per definire un fenomeno che per certi versi ci appare come depressione, ma che si configura come una vera e propria esclusione volontaria da ogni interazione sociale. Nel tentativo di aiutare l'amica a reagire, la coppia di designer (coppia anche nella vita) decide di escogitare un espediente: ognuno di loro avrebbe trascritto le attività della propria giornata per poi confrontarla con quella degli altri. Attraverso questa osservazione la ragazza, prendendo man mano coscienza del vuoto nella sua quotidianità, veniva stimolata giorno dopo giorno a dare nuovo valore ai piccoli gesti. Da questa esperienza la voglia di creare un modello grafico, qualcosa che documentasse la vita andando oltre la semplice scrittura o la fotografia.

Il concept

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Dall'idea di associare un colore a ogni possibile attività nell'arco di una giornata, nasce dunque "Life Stripe". Ventuno colori per riempire di strisce un quadro suddiviso in ventiquattro unità, tante quante sono le ore di una giornata. Una sorta di "raffigurazione della vita" in strisce colorate. Nell'arco di dieci anni SPREAD ha collezionato più di 150.000 giornate di persone e animali. La convinzione di Kobayashi è che attraverso questo tipo di operazione si può "creare il futuro ripensando il passato" e "diventare consapevoli di sé attraverso il confronto con l'altro".

I soggetti

Genti di tutti i mestieri, personaggi famosi, un bambino il giorno in cui nasce e persino un cucciolo di giraffa. Di che colore è una giornata newyorchese nella vita di Ryuichi Sakamoto? E quella di un tassista giapponese, il giorno dopo il grande terremoto dell'11 marzo 2011? "Voi italiani siete subito colpiti dal colore, solo in seguito vi affascina il significato che nascondono, per i giapponesi accade il contrario", mi confessa uno stupito Kobayashi. Ma la parte interessante del progetto "Life Stripe" è proprio questa sua duplicità. Da un lato il fascino estetico, dall'altro l'osservazione della vita da una nuova angolazione. Quando guardiamo la giornata del tassista quasi interamente rossa, ci sembra un quadro unico, affascinante, ma appena scopriamo che il rosso è il colore del lavoro l'opera ci comunica qualcosa di diverso. Così per il bambino nascente: l'azzurro, il colore dello sport, alternato al blu, il colore del sonno, corrispondono alle attività pre-parto. A un secondo sguardo quell'insieme di colori comunica qualcosa di nuovo.

I workshop

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La mostra ha presentato anche un'ampia selezione di opere nate dai workshop tenuti nel 2013 e coordinati da Rossella Menegazzo, Eleonora Riva e Alessandra Bosco per l'Università degli Studi di Milano e l'Università degli Studi di San Marino. A dimostrazione dell'estrema versatilità del modello grafico di "Life Stripe", attraverso la forma partecipativa del workshop gli studenti hanno potuto creare la propria piccola opera d'arte, servendosi semplicemente di carta, colla e forbici. Anche i risultati dei workshop diventano spunto per una riflessione sulle identità culturali. Kobayashi sorride osservando le giornate di questi ragazzi. "In Giappone i ragazzi maschi sono timidi – mi dice – e preferiscono dichiarare di essere stati al cinema piuttosto che ammettere di avere avuto un appuntamento. Per gli italiani è tutto molto più spontaneo".

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