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L’italiano è nato a Firenze o a Siena? È polemica tra i linguisti

Dopo le affermazioni dello storico Lucio Villari in tivù si riaccende la polemica: “Siena culla della lingua italiana”. “Una grave imprecisione” ribattono dall’Accademia della Crusca. “Dante Alighieri l’ha fondata con la Commedia, a Firenze”.
A cura di Redazione Cultura
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Dopo una puntata de "Il tempo e la storia" in cui lo storico italiano Lucio Villari ha sostenuto la tesi senese, riguardo alla possibilità che la lingua italiana sia nata a Siena e non a Firenze, come sostiene una vecchia idea molto dibattuta in passato tra linguisti, arriva la replica piccata della studiosa Rita Librandi dell'Accademia della Crusca. Sotto accusa, il passaggio televisivo in cui il noto storico afferma che "non il fiorentino" ma "forse il senese" è la lingua originaria del moderno italiano, perché "il fiorentino in senso stretto, come diceva Carducci, è un po’ sciocco, cioè un po’, diciamo, insipido, sciocco in questo senso…". A rincarare la dose, l'affermazione secondo cui: "il senese è una lingua già elaborata che si estende un po’ in Toscana e diventa" italiano.

Non si è fatta attendere, come dicevamo, la replica della studiosa Rita Librandi, docente di Storia della lingua italiana e Linguistica italiana all’Orientale di Napoli, membro della celeberrima istituzione nata nel 1585 dalla Brigata dei crusconi e presidente dal gennaio 2012 dell’Associazione per la storia della lingua italiana, che in un suo articolo pubblicato sulla rivista online dell’Accademia della Crusca, ha scritto:

Gli storici della lingua, e con loro la gran parte degli studenti che frequenta i corsi di laurea in Lettere, sanno bene che la prima codificazione del nostro italiano è da ricondurre alle indicazioni di Pietro Bembo, che nella sua trattazione sulla lingua, pubblicata nel 1525, consigliò con successo agli scrittori italiani di prendere a modello per i propri testi la lingua di Boccaccio per la prosa e di Petrarca per la poesia: da qui muove la nostra prima unificazione linguistica e su quel fiorentino trecentesco, senza alcun intreccio con le vicende del senese, si fonda il nostro italiano. (…) È evidente che non tutti gli studiosi sono tenuti a conoscere con precisione tematiche che non rientrano tra i loro oggetti di studio, ma dispiace constatare come passaggi della nostra storia linguistica, che sono anche passaggi essenziali della nostra storia culturale, non siano patrimonio condiviso almeno dagli intellettuali».

Firenze o Siena? Si riaccende una vecchia querelle

Si tratta, quella della disputa su dove sarebbe nato l'italiano, se sulle rive dell'Arno o dell'Arbia, non nuova nel dibattito tra linguisti. Che, complice l'intervento di Villari, si riapre nuovamente. In proposito, è intervenuto anche il presidente onorario dell’Accademia della Crusca Francesco Sabatini, autore per Mondadori di "Lezione di italiano", che ha cercato di spiegare il perché della nascita di questa querelle motivandola col fatto che l'Università di Siena, fondata nel 1240, è più antica della sorella fiorentina ed

è stata la prima ad avere, nel 1588, una cattedra di italiano. Un titolo forte dei senesi.

Anche se, sottolinea Sabatini:

La lingua ha bisogno di qualcuno che pronunci parole e scriva testi. E lì è stato fondamentale l’Alighieri non solo con la Commedia, ma prima ancora con la consapevolezza della necessità di una lingua valida per gli italiani. Non la chiama “lingua italiana” ma è quella cosa lì. Esprime l’idea già nella Vita Nova, quando dice che non ha ancora una lingua nuova per celebrare Beatrice. Poi nel Convivio, e nel De vulgari eloquentia elabora fortemente l’idea di questa lingua letteraria italiana. La Commedia sarà il passo finale.

Il che, equivale a dire, che anche se all'epoca non la si chiamava lingua italiana, l'italiano moderno è nato a Firenze, perché Dante lo ha scritto, difatti creandolo. Con buona pace di Siena.

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