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Il Trono di Spade, i fan contro il finale: qual’ l’etimologia della parola “delusione”?

Il Trono di Spade dopo nove anni è giunto al termine, e la reazione di molti fan è stata di delusione amara: i social e i giornali (che fosse una bolla o meno) ne sono stati inondati. Ma capendo meglio il significato e la storia della parola delusione si può capire meglio la reazione del pubblico davanti al finale di una pietra miliare delle serie tv.
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A cura di Giorgio Moretti
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La lingua ci tocca

La realtà non corrisponde alle aspettative: il sentimento amaro che nasce da questa constatazione è la delusione. Queste aspettative, queste speranze disattese non si presentano come fantasmi illusori, ma sono materia, terra solida su cui abbiamo costruito e che adesso vengono meno. Un po' come accaduto ai fan de "Il Trono di Spade", la serie di successo planetario conclusasi dopo nove anni pochi giorni.

È un crepuscolo di rabbia e di tristezza, la delusione, tradito e impotente. Purtroppo ci sono tanti casi in cui questo sentimento ha una serietà assoluta, in cui ad essere disattese sono aspettative prime e profonde; però capita spesso di essere delusi anche davanti alle opere d'arte che hanno titillato un certo desiderio tenendo tutti in attesa. Come in "Game of Thrones".

Ovviamente la delusione, in ambito artistico, è un sentimento che nasce quando una sequenza di opere che ha fatto innamorare non si mantiene all'altezza di quell'innamoramento. Insomma, la delusione non può mai nascere di punto in bianco perché delle aspettative si devono essere create, e questo è vero anche in questo campo: il regista deve aver fatto sognare con un'infilata di film meravigliosi, la serie deve aver rapito per stagioni intere, i romanzi devono essere stati accolti da fan impazziti. Ci dev'essere stato un trascorso montante e meraviglioso, per poter essere delusi: già la delusione è un lusso, la possono suscitare in pochi.

Questa parola è stata recuperata dal latino nel Trecento, e nel latino tardo delusio aveva preso il significato di ‘inganno': non un inganno insidioso, piuttosto uno sbeffeggiamento. Infatti è un derivato di deludere, che letteralmente significava ‘prendersi gioco' (ludere è proprio ‘giocare'). L'impressione della delusione è quindi quella che dopo una storia dalla quale ci sentiamo presi sul serio, questa scada in una farsa, in una beffa: un tradimento particolarmente tagliente, quello del prendersi gioco.

Ma le narrazioni, in effetti, sono un gioco. Sono una finzione. Se può davvero accadere che un percorso mirabile si deteriori malamente, non si può dimenticare che una componente di delusione è inevitabile quando si riemerga da una finzione straordinaria: non ce l'ha insegnato Bastiano ne La storia infinita? Non ci può non essere tristezza, e rabbia, e amarezza per la fine di una storia superba che ci ha acceso e accompagnato per un decennio di primavere. Non può mancare la speranza di riscatto per le prossime storie che la amplieranno: le aspettative che si nutrono e che esponiamo alla delusione sono anche una proiezione del bene e del bello in cui crediamo, che sappiamo possibile.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla via: che cos’altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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