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Daniel Pennac annuncia la fine dei Malaussène, la saga di Belleville arriva al capolinea

Daniel pennac pubblica l’ultimo libro della saga dei Malaussène, la famiglia che per decenni ha accompagnato i lettori di tutto il mondo.
A cura di Redazione Cultura
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Daniel Pennac (Tullio M. Puglia/Getty Images)
Daniel Pennac (Tullio M. Puglia/Getty Images)

Si fermerà a otto libri la saga di Belleville inventata dallo scrittore francese Daniel Pennac, che con la storia della famiglia Malaussène, capitanata da Benjamin (di professione capro espiatorio), ha conquistato milioni di lettori in tutto il mondo. Una saga che si pensava terminata qualche anno fa, ma che lo scrittore ha voluto chiudere definitivamente con il nuovo Capolinea Malaussène, pubblicato, come tutti gli altri, anch'esso da Feltrinelli, e che mette fine alle storie di questa famiglia che vive nel quartiere di Belleville, a Parigi e negli anni ha portato i lettori a vivere le storie più disparate, in cui si mescolano poliziesco, noir, saga familiare.

"Ho iniziato a scrivere la prima storia della famiglia Malaussène nel 1983, quarant'anni fa. Anche se non saprei dire esattamente perché, mi sembra che sia giunto il tempo di mettere fine a quest'avventura – ha detto Daniel Pennac in un'intervista a Robinson di Repubblica, spiegando perché ha deciso di mettere fine alla saga di Belleville -. Le opere hanno una loro temporalità e una loro vita che a un certo punto si esaurisce naturalmente. Avrei potuto continuare a scrivere altri episodi, seguendo le avventure dei personaggi, specie quelle dei nipoti di Benjamin Malaussène, che negli ultimi due romanzi hanno assunto un ruolo centrale. Ma non è più possibile, sento che un ciclo è finito. Forse dipende semplicemente dalla mia età o forse dal fatto che ho voglia di raccontare altre storie con altre forme".

Capolinea Malaussène racconta la sfida dei nipoti di Benjamin che dopo aver rapito un importante uomo d'affari si trovano a dover lottare con una banda di veri malviventi, capitanati da Nonnino, una figura che Penna definisce "demagogo del male": "Non credo che ci sia stata una vera e propria evoluzione letteraria tra un romanzo e l'altro, il mio stile è rimasto più o meno lo stesso, anche se ogni volta ho cercato di sfruttare elementi di novità sul piano tematico. E invece il mondo che in quarant'anni è profondamente cambiato. È cambiato il panorama politico, sociale, culturale e tecnologico".

Mentre spiega che la Letteratura "ci aiuta a resistere, a sopravvivere al male del mondo, grazie alla sua natura profonda che è quella del dubbio, dell'ambiguità, dell'incertezza", Pennac parla anche del suo impegno con SOS Mediterranée e parla di Cutro: "Abbiamo trasformato il Mediterraneo in un cimitero. Questo mare bellissimo è diventato il simbolo della nostra tranquilla e pacifica mostruosità, della nostra totale mancanza di umanità. E la peggior mancanza di umanità è quella che cerca di giustificarsi con elementi razionali. Guardiamo la gente annegare nel Mediterraneo e intanto continuiamo a parlare dei nostri valori democratici. Me ne vergogno. E quindi fino a quando questo mare, a cui sono tanto legato, sarà il teatro di eventi tragici come quello di Cutro, non potrò più bagnarmi nelle sue acque. Non farò più il bagno nel Mediterraneo. Non posso più far finta di niente".

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