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Da Leda e il Cigno a Priapo: il significato nascosto dietro gli affreschi mitologici di Pompei

Le ville di Pompei sono piene di bellissimi affreschi e scene tratte dalla mitologia antica, dalla storia di Leda e il Cigno fino alle raffigurazioni, bizzarre, del dio Priapo: una pratica in uso soprattutto fra i ricchi signori, quella di decorare le proprie abitazioni con scene suggestive e, in alcuni casi, misteriose. Ma il significato di questi dipinti va ben oltre il semplice vezzo estetico.
A cura di Federica D'Alfonso
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La Casa dei Vettii a Pompei: qui sono state rinvenute decine di raffigurazioni mitologiche.
La Casa dei Vettii a Pompei: qui sono state rinvenute decine di raffigurazioni mitologiche.

L’antica Pompei continua ancora oggi a restituirci preziosissime testimonianze di quella che doveva essere la vita prima che l’eruzione del Vesuvio la seppellisse sotto cumuli di cenere. Ultimo, ma non per importanza, il bellissimo affresco che raffigura il mito di Leda e il Cigno rinvenuto in una casa lungo la via del Vesuvio: l’ennesima raffinata prova di quanto l’arte e la mitologia fossero importanti nella cultura di Pompei. In tutto, negli anni, sono emerse centinaia di pitture a tema mitico: simboli di una ricerca di identità culturale molto più profonda, che andava al di là del semplice gusto estetico.

In tutta Pompei sono emersi circa quaranta affreschi dedicati a Narciso. Altrettanti sono quelli che raccontano, in momenti e modalità diverse, l’affascinante storia di Teseo e del Minotauro: e ancora, centauromachie, metamorfosi, amori e storie tragiche: ma perché gli abitanti di Pompei hanno riempito le loro abitazioni di scene tratte dalla mitologia? La risposta è molto più complessa di quello che si pensa: il racconto in immagini non doveva essere, nella maggior parte dei casi, un mero elemento decorativo per abbellire le ricche dimore signorili.

La Casa dei Vettii: un luogo ricco di mitologia

Uno degli affreschi della Casa dei Vettii, che raffigura il mito di Nefele.
Uno degli affreschi della Casa dei Vettii, che raffigura il mito di Nefele.

Erano infatti soprattutto i signori a ricorrere ai servigi dei numerosi artisti e artigiani greci presenti in città per abbellire, rendendole così uniche nel loro genere, le proprie dimore: avere in camera da letto un affresco che raccontava, magari, le nozze di Arianna con Bacco, voleva dire distinguersi dagli altri non soltanto per ricchezza ma anche per raffinatezza culturale.

Stando a questa interpretazione, i signori più ricchi e raffinati di Pompei devono essere stati Aulo Vettio Restituto e Aulo Vettio Conviva: è infatti la Casa dei Vettii quella più ricca di raffigurazioni mitologiche di tutta Pompei. Una delle pitture più belle ed emozionanti è forse quella che racconta la storia di Ciparisso: si tratta, in questo caso, dell’unica raffigurazione oggi nota di tutta l’età antica del triste mito del ragazzo amato da Apollo, talmente addolorato dall'aver ucciso accidentalmente il suo cervo più bello, da trasformarsi in un cipresso, simbolo universale del lutto e del dolore.

Il dio Pan in una raffigurazione di Pompei.
Il dio Pan in una raffigurazione di Pompei.

Altrettanto triste è la raffigurazione, presente in un cubicolo della casa, dell’amore tragico fra Ero e Leandro: tutte le notti il giovane, innamorato della sacerdotessa di Afrodite, attraversava a nuoto il tratto di mare che li separava ed Ero, per aiutarlo nell'impresa, accendeva una luce. Una sera particolarmente tempestosa la luce si spegne e Leandro, disorientato, muore annegato. Meno triste ma altrettanto truce il mito di Nefele, la donna creata da Zeus da una nuvola. Non fu un capriccio di un momento: il padre degli dei la crea per inviarla dal re Issione con le sembianze di Era, sua moglie, per testare la veridicità delle sue accuse di violenza. Il sovrano cade nella trappola del dio e abusa di Nefele: dalla loro unione nasceranno i Centauri. Per il re, ovviamente, non finì bene: Zeus lo legò ad una ruota infiammata per l’eternità.

La mitologia a Pompei: simboli, speranze e vanità

Il sacrificio di Ifigenia, nella Casa del Poeta Tragico, Pompei.
Il sacrificio di Ifigenia, nella Casa del Poeta Tragico, Pompei.

Ogni dipinto di Pompei nasconde una storia, e dietro ogni storia ci sono le aspirazioni sociali, le speranze, le vanità e le superstizioni dei ricchi proprietari di casa. Come nel caso della villa in via del Vesuvio nella quale è stato rinvenuto, lo scorso agosto, un affresco raffigurante il dio Priapo: simbolo di fertilità e abbondanza, averlo nella propria casa voleva dire sperare in un pizzico di fortuna in più. Un’altra delle storie che sembra andare per la maggiore a Pompei è quella del Minotauro: sono tantissime le raffigurazioni che raccontano i vari episodi di questo mito, dall'amore fra Pasifae e Zeus fino a quello, finito altrettanto male, fra Arianna e Teseo. Il tema è talmente diffuso che si potrebbe compiere un itinerario ideale fra le case di Pompei, dalla Casa di Menandro alla Casa degli Amanti, e leggere dall'inizio alla fine, nelle immagini, tutta la loro storia.

Si tratta di una profonda ricerca delle proprie radici: Pompei è stata, nei decenni di maggiore ricchezza, crocevia di numerose civiltà, punto d’incontro fra il mondo ellenistico e quello romano. Il ponte fra queste due culture è proprio la mitologia: in molti casi si tratta di versioni antichissime delle storie che hanno contraddistinto l’immaginario ellenistico, e talvolta si tratta testimonianze uniche, come nel caso dell’affresco raffigurante Ciparisso. È proprio attraverso queste storie ricche di simboli, suggestioni e particolari nascosti che l’antica Pompei ha raccontato qualcosa di sé e della propria cultura.

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