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Che cos’è il “sovranismo” e perché ci dovrebbe far paura

Davanti alla crisi di governo aperta da Matteo Salvini e alla prospettiva imminente di nuove elezioni, cerchiamo di capire una delle parole chiave della campagna elettorale permanente in cui stiamo vivendo, e su cui si sta già facendo forza per le prossime elezioni: che cos’è il “sovranismo”? E perché alle persone vispe fa paura?
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A cura di Giorgio Moretti
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La lingua ci tocca

All’apertura della crisi di governo, Giorgia Meloni ha subito proposto a Matteo Salvini di dare agli italiani, insieme, il governo sovranista che alle elezioni europee hanno mostrato di volere. Ma che cos’è questo sovranismo, questo fulcro determinante della proposta politica delle destre? Come si può immaginare, in italiano il termine “sovrano” esiste fin dagli albori della nostra lingua, dalla fine del XII secolo. Curiosamente si tratta di una variante di “soprano”, termine che noi usiamo solo per indicare nel canto la più alta fra le voci femminili. Il sovrano, sia come aggettivo sia come sostantivo, letteralmente "sta sopra".

Però per iniziare a parlare di sovranismo si devono aspettare i giorni nostri: esistono attestazioni precedenti, ma isolate e con significati diversi. Il “nostro” sovranismo, a partire dai primi anni di questo secolo, ricalca il francese souverainisme (in giro dagli anni ‘50), e racconta una posizione ostile a progetti sovranazionali in difesa totale della sovranità dei singoli Stati. È sostanzialmente una posizione nazionalista che convenientemente si cela sotto altro nome.

Già perché contro il termine “nazionalismo” siamo vaccinati, abbiamo difese forti: lo sappiamo dove va a parare il nazionalismo. E anche il "populismo" è tinto univocamente di spregio. Invece il sovranismo pare gagliardo, echeggia anche in maniera edificante il primo articolo della Costituzione repubblicana: “La sovranità appartiene al popolo…”. Sembra una buona cosa, essere sovrani a casa propria.

Il problema è che, anche se non fosse un termine che nasconde intenti demagogici con promesse pericolose e vane all'insegna della più profonda iniquità, anche se non nascondesse paradigmi nazionalisti novecenteschi, anche se si fermasse alla mera questione della sovranità in questo mondo non c’è più spazio per sovrani autocratici. Non c’è un solo problema né una singola opportunità che si possa affrontare o coltivare da soli. L’idea di portare avanti da sovrani e per conto proprio le azioni che si vogliono senza rendere conto a nessuno è semplicemente adolescenziale.

Noi un sovrano ce l’abbiamo, e non è un sovrano autocratico. Quel secondo comma di quel primo articolo della Costituzione recita: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” Se io ti faccio esercitare le tue scelte nelle forme e nei limiti che io ti do, non sei tu il sovrano: sono io. La nostra Costituzione è il nostro sovrano, un sovrano immateriale e inflessibile e non mortale, in buona parte irriformabile, che riconosce i propri limiti e il proprio ruolo nel contesto della comunità internazionale, in un mondo in cui le scelte vanno fatte insieme.

C’è da aver paura. Perché questo nome, “sovranismo”, è un sepolcro imbiancato: il governo sovranista che si profila all'orizzonte non è solo il tizio che nel condominio ritiene di avere il diritto di fare quello che vuole senza rendere conto a nessuno; oltre a questo, sarà un governo di populisti demagoghi e nazionalisti di quel genere che abbiamo studiato sui libri di storia, con un bel nome nuovo.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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