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Buon compleanno Arditti! Il quartetto simbolo del ‘900 compie 40 anni (INTERVISTA)

Il quartetto d’archi che più di ogni altro ha incarnato lo spirito della musica del ‘900 compie 40 anni di attività. Gli Arditti ci raccontano in un’intervista il senso di questa esperienza appassionata e coraggiosa.
A cura di Luca Iavarone
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La musica del ‘900 non sarebbe stata la stessa senza il contributo degli Arditti. Ce lo conferma in un'illuminante intervista Irvine Arditti, fondatore e cuore pulsante del quartetto che porta il suo nome, fautore di una delle esperienze più appassionanti, coraggiose e complesse di tutta la storia musicale.

Siamo abituati a pensare al compositore del XX secolo come a uno spirito completamente libero, uno sperimentatore senza freni, così come lo fu Stockhausen, lo furono Xenakis, Ligeti e il nostro Berio. Quello che però può sfugire è che un contributo indispensabile alla creatività e alla ricerca di questi grossi genii sia venuto proprio dagli esecutori delle loro opere, spesso dedicatari delle stesse, e in alcuni casi addirittura committenti. Lo sono stati per quarant'anni gli Arditti, grazie alla caparbietà di Irvine, il primo violino, in prima linea nella battaglia per l'affermazione della nuova musica.

Karlheinz Stockhausen
Karlheinz Stockhausen

E fu proprio Irvine Arditti a commissionare una delle opere più emblematiche, affascinanti e discusse del Novecento: il quartetto degli elicotteri di Stockhausen. Come lui stesso ci racconta, il compositore tedesco era assai restio alla scrittura per quartetto, in quanto ravvisava in questa formazione così classica un vincolo indissolubile con la tradizione, alla quale guardava con occhio sempre critico e piglio polemico.

Come fare per esaudire la richiesta dell'amico violinista? La risposta non fu certo scontata e la letteratura ci parla di un sogno premonitore, una sorta di visione, che portò a esiti inaspettati e senz'altro impressionanti. L'idea fu di far suonare gli Arditti su quattro elicotteri in volo, registrando in tempo reale sia il suono degli strumenti che quello dei motori e inviandolo in diretta all'interno di una enorme sala d'ascolto, dotata di maxischermo, nella quale gli spettatori potessero assistere al prodigio della fusione sonora tra tecnologia e tradizione.

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Un brano spettacolare e potente, eseguibile solo in particolari contesti, come quello della Biennale di Venezia, dove, ogni volta che il miracolo si rinnova, accorrono folle di curiosi e, cosa rincuorante, scolaresche, spinte dalla passione di insegnanti ancora capaci di trasmettere i valori della ricerca e della novità ai loro studenti giovanissimi, entusiasti e soprattutto vergini. Perché, come ci racconta Ralf, violista degli Arditti da dieci anni, la musica contemporanea è spesso questione di disposizione all'ascolto, cosa molto complessa per chi ha orecchie viziate da ascolti tradizionali, ma estremamente immediata per chi per la prima volta mette piede in una sala da concerto con curiosità e stupore. Meglio, ovviamente, se a far da sprone c'è un apparato così magnificente e spettacoloso.

Ma la storia degli Arditti non si limita a Stockhausen. La voglia sempre viva di andare in contro alle esigenze dei grandi compositori, mista alla dedizione per l'insegnamento in tantissime masterclass dedicate ai giovani esecutori, ha conferito in quarant'anni di carriera al quartetto fondato da Irvine un'autorevolezza senza pari. I nomi più grandi della musica si sono affidati a loro, assicurandogli le prime mondiali di Ades, Andriessen, Aperghis, Bertrand, Birtwistle, Britten, Cage, Carter, Denisov, Dillon, Dufourt, Dusapin, Fedele, Ferneyhough, Francesconi, Gubaidulina, Guerrero, Harvey, Hosokawa, Kagel, Kurtag, Lachenmann, Ligeti, Maderna, Nancarrow, Reynolds, Rihm, Scelsi, Sciarrino, Stockhausen e Xenakis.

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Una discografia sterminata con più di centosessanta registrazioni: dall'integrale della musica per quartetto d’archi della Seconda Scuola Viennese all'integrale dei quartetti di Luciano Berio, fino ai recenti Lachenmann, Moe, Nancarrow, Paredes e Spahlinger, non tralasciando, naturalmente, la registrazione dell'Helicopter Quartet di Stockhausen. I premi ricevuti dagli Arditti non si contano. Basti citare su tutti i vari Deutsche Schallplatten Preism il Gramophone award per la miglior registrazione di musica contemporanea ed il prestigioso Ernst von Siemens Music Prize per "lifetime achievement' nel campo della musica.

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A quarant'anni dalla loro nascita, abbiamo perciò pensato che fosse doveroso intervistare Irvine Arditti e compagni in un servizio sui generis, in cui le voci degli autorevoli musicisti si mischiassero ai commenti e alle impressioni degli spettatori giovanissimi accorsi all'ultima esecusione del quartetto degli elicotteri.

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