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Bibbiano e il significato di “benaltrismo”

Le vicende di Bibbiano hanno rivestito un ruolo particolare, nelle ultime settimane, nel dibattito politico nazionale. Qualunque osservazione, anche su fatti gravi che coinvolgono intere proiezioni del futuro del Paese, si è schiantata sul benaltrismo del “Parlateci di Bibbiano”. Il benaltrismo non significa una tendenza: è un riflesso.
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A cura di Giorgio Moretti
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La lingua ci tocca

"La Lega prende fondi neri dalla Russia?" "Parlateci di Bibbiano." "La TAV verrà fatta con il M5S al governo?" "Parlateci di Bibbiano." "I lager in Libia… " "Bibbiano. Parlateci di Bibbiano". Il benaltrismo è una tendenza retorica (il nome è attestato nel 2007, e nasce ovviamente dall'espressione "ben altro", rafforzativa del semplice "altro"), ed è piuttosto semplice, oltre ad essere pervasiva: davanti a un problema io affermo che non è la cosa più importante di cui parlare perché ci sono ben altri problemi. Come Bibbiano. In altri termini, il benaltrismo considera la dialettica come una partita a briscola, in cui, appunto esiste una briscola che vince sugli argomenti di ogni altro seme.

Ovviamente le osservazioni sulle priorità dei problemi possono essere opportune e intelligenti: non c'è strategia che non parta dall'urgenza, e l'urgenza va riconosciuta e stagliata sul resto. Ma se queste osservazioni vengono esasperate in maniera sleale, non per mettere in luce una priorità, ma per sminuirne e differirne all'oblio altre che avrebbero un rilievo assoluto, allora siamo davanti al benaltrismo. Che quando viene esercitato in maniera sistematica, soverchiando ogni altra importanza, arriva alla nevrosi, alla coazione a ripetere, al riflesso. "In mare muoion…" "Bibbiano." Un paradosso che eleva qualcosa di importante sopra a ciò che è parimenti o perfino più importante, con un risultato disorientante.

Il benaltrismo è anche una facilissima via di fuga, un'accogliente sistemazione nell'inerzia. Posto che i problemi sono ben altri, e che ci devono ancora parlare di Bibbiano mentre i media complici tacciono ("Ma se ne stanno parlando letteralmente tutti?" "Parlateci di Bibbianooo!"), io non devo fare i conti con un imminente vassallaggio sotto l'egemonia di una Russia neozarista, non devo fare i conti con il tradimento dei punti centrali, identitari di un programma politico, con una caterva di morti in mare. Non devo decidere che fare, che sostenere. Posso continuare a guardare fuori, dove sta il peggio, dove sta Bibbiano, dove sta il PD che ruba i bambini, gentilissima e attesissima attualizzazione dei comunisti che li mangiavano. Posso anche fare a meno di domandarmi che cosa sia l'abuso d'ufficio. Posso far passare il tempo giocando a questa speciale briscola, come faceva il nonno al circolino, e come concedeva Baloo cantando e danzando, i miei malanni posso dimenticar. La retorica che usiamo ha effetto anche su noi stessi.

(L'avete visto il video dei The Jackal sul benaltrismo?)

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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