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Cosa c’entra la camorra con i candidati del M5s in Molise?

Non accennano a placarsi le polemiche sulle “origini” del candidato governatore M5s alla Regione Molise: lo zio era un noto esponente del clan Cutolo. Lui replica: “Fatti di 40 anni fa, mio padre del tutto estraneo”.
A cura di Redazione
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Non accennano a placarsi le polemiche sul candidato del MoVimento 5 Stelle alla carica di Presidente della Regione Molise, Andrea Greco, in vista della consultazione elettorale del 22 aprile. Qualche giorno fa era stata Brunella Bolloli su Libero a riprendere una storia che circola da tempo sul “passato” della famiglia del candidato grillino, scelto dai militanti 5 Stelle con poco più di 200 preferenze. Greco, trentatreenne di Agnone (borgo in provincia di Isernia), è il nipote di Giuseppina Greco, moglie di Sergio Bianchi, appartenente al clan Cutolo.

Nel pezzo di Libero si ricorda il background familiare del candidato grillino, parlando di “vicende di sangue” che risalgono a circa 40 anni fa:

“È vero che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, e tantomeno quelle delle zie, ma il fatto che Giuseppina Greco, sorella del padre del candidato grillino, si sia sposata con Sergio Bianchi, detto ’O Pazzo nel senso che non ci pensava su due volte a sparare e a uccidere, è un dettaglio non trascurabile. Giuseppina non aveva avuto un semplice flirt con il pericoloso camorrista, ma ne divenne addirittura la moglie proprio quando Bianchi era al confino ad Agnone. Il pluriomicida viveva con la consorte a casa del fratello Tommaso, padre di Andrea, a cui la polizia bussò a casa in cerca di criminali. Lui rimase ferito e fu anche risarcito dallo Stato”.

Vincenzo Iurillo sul Fatto Quotidiano aggiunge dettagli più precisi sulla storia di Bianchi:

Era un uomo di fiducia del luogotenente di don Rafè, Pasquale Scotti, catturato nel 2016 in Brasile dopo 31 anni di latitanza. IN UN VERBALE del 26 maggio 2004, che riprende vecchie dichiarazioni del 1995, il pentito Francesco Neri, ritenuto il mandante dell’omicidio dell’avvocato cosentino Silvio Sesti, descrisse così Bianchi: “Era una persona pericolosa al 100 per cento, era uno che aveva ammazzato 200-300 persone. Praticamente questo usciva la mattina e si prendeva la taglia su ogni persona della Nuova famiglia (il clan rivale, ndr) e si prendeva tre milioni a morto e ne ammazzava due o tre al giorno. Era un pazzo, tirava cocaina, la usava come uno si fuma una sigaretta…e sparava. Avrà fatto 50 conflitti a fuoco, e sapete come lo hanno ammazzato? La polizia di Napoli lo ha circondato e lo ha ammazzato per strada”.

Come spiega Iurillo, però, è importante sottolineare un punto: la polizia fa irruzione a casa del padre di Greco per cercare lo zio latitante, senza trovare riscontri; nelle fasi concitate dell’azione viene esploso un colpo di pistola che colpisce il padre del candidato grillino al braccio. Lo Stato pagherà un risarcimento riconoscendo l’errore, che tra l’altro causerà un’invalidità permanente all’uomo. Lo zio camorrista di Greco sarà ucciso qualche mese dopo in un conflitto a fuoco con la polizia, a decine di chilometri di distanza, ad Arzano, in provincia di Napoli.

Il candidato grillino ha reagito in maniera sdegnata agli accostamenti della sua famiglia con le attività dei clan camorristici, pubblicando un breve post sul blog delle stelle:

Come ho già raccontato in prima persona qualche giorno fa, una mia zia ha sposato un personaggio appartenente alla criminalità organizzata, diversi anni prima che io nascessi. Una scelta che la mia famiglia ha fermamente condannato, perché si tratta di un mondo agli antipodi del nostro essere, delle nostre azioni, della nostra storia. Una vicenda che ha provocato dolore alla mia famiglia e di cui, ancora oggi, portiamo le ferite, anche fisiche. […] Parliamo di fatti avvenuti cinque anni prima che io nascessi, fatti che tutt'oggi provocano dolore. Ma ciò che fa ancora più male è assistere ad avversari politici o, in alcuni casi, alla loro stampa asservita, che per attaccarmi strumentalizzano avvenimenti di cui la mia famiglia è stata vittima. Io non ho nulla di cui vergognarmi, anzi ho l'orgoglio di un padre che ha portato avanti una famiglia con dignità e sacrificio.

Le discariche della camorra e il candidato grillino

Tra i candidati a sostegno di Greco vi è anche Vittorio Nola, entrato in lista con la bellezza di 27 preferenze. Si tratta dell’ex Presidente del consorzio di bonifica dell’area di Venafro (ente commissariato nel 2017), appartenente a una famiglia di proprietari terrieri su cui negli ultimi giorni si sono concentrate ulteriori polemiche. Come racconta una fonte, “nel 2013, la Regione Molise istituì un gruppo di lavoro composto da Asrem, Arpa Molise, Protezione civile e tecnici di enti regionali, con l’obiettivo di ‘individuare, verificare, accertare con immediatezza e puntualità le aree del Molise teatro del presunto sversamento di rifiuti tossici', elaborando un piano di interventi con la partecipazione di tutte le forze dell’ordine e dei Vigili del fuoco”.

L’ipotesi su cui lavoravano gli inquirenti era che si trattasse di zone interessate dallo sversamento illegale di rifiuti operato dalle organizzazioni criminale: riscontri in tal senso erano arrivati anche da Carmine Schiavone, boss pentito in passato attivo nel campo dei rifiuti. Tra i terreni controllati dalla Dda ve ne fu uno “in località Torciniello, lungo la strada di Bonifica di Venafro (IS) di proprietà proprio di Vittorio Nola. Gli scavi riportarono in superficie scarti di materiali edilizi, fusti di olio esausto e travi di ferro, insomma tutti rifiuti speciali che hanno gravemente inquinato i terreni. Altri rifiuti speciali furono individuati poco lontano, in un altro campo al di là della strada di Bonifica, nella masseria Lucenteforte, a pochi metri dall’oasi naturalistica Le Mortine, di proprietà di Ernesto e Francesco Nola, cugini di Vittorio”. Anche in questo caso Nola spiegò di ritenersi parte lesa, negando che sui propri terreni fossero stati trovati rifiuti pericolosi e minimizzando le problematiche connesse.

AGGIORNAMENTO: I verbali di dissequestro dei terreni di Nola
In seguito alla pubblicazione del nostro articolo, abbiamo ricevuto la precisazione del candidato Vittorio Nola, che ribadisce il fatto che non si trattasse di rifiuti tossici. A conferma ci ha inviato il verbale di dissequestro dei terreni, rilasciato nel 2017.

"Quelli che potete vedere in allegato sono il decreto di dissequestro del terreno di proprietà del nostro candidato, Vittorio Nola, e il relativo verbale. Come si evince, il terreno in questione non risulta inquinato. Ma non solo.
All’epoca in cui le campagne di Venafro occupavano le cronache giudiziarie il nostro Vittorio Nola si trovava a migliaia di chilometri di distanza, visto che lavorava a Torino, ed il terreno era affidato a un contadino, gabbato da chi aveva trasportato lì della terra per le coltivazioni: di tutto c’è riscontro negli atti di indagine che poi hanno portato al definitivo dissequestro.
E, a fugare anche il pur minimo dubbio o sospetto, i terreni di proprietà dei cugini di Vittorio di cui tanto si parla, sono stati oggetto di indagini che hanno ricondotto ad altri le responsabilità, in particolare si tratta di un autotrasportatore.
Nessuno, quindi, men che mai Vittorio Nola, può rispondere di fatti a lui totalmente estranei, ma per la trasparenza che contraddistingue i nostri atti quotidiani, ci è sembrato doveroso fare chiarezza su tutto. Certo, ci saremmo aspettati che nel merito si potesse criticare Nola per la gestione del Consorzio di Bonifica ma questo evidentemente non è possibile, perché ha fatto tutto bene, forse anche troppo bene: ed è anche per questo che oggi è candidato con il MoVimento".

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