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Crisi di Governo

Cosa accadrebbe e chi (non) vincerebbe se si votasse ora

Quale sarebbe il risultato nel caso in cui si tornasse alle urne subito dopo la decisione della Consulta sulla legge elettorale? Proviamo a capirlo incrociando gli ultimi sondaggi con le proiezioni sulla distribuzione dei seggi.
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La sconfitta al referendum costituzionale ha determinato le dimissioni di Matteo Renzi da Presidente del Consiglio, con le consultazioni al Quirinale per la formazione di un nuovo Governo. Il Presidente della Repubblica valuterà se esistano le condizioni per un nuovo esecutivo, oppure se non sia necessario un immediato ricorso alle urne. Quella delle elezioni anticipate (la legislatura terminerebbe nel 2018) è una opzione sul tavolo, anche se prima bisognerebbe attendere la sentenza della Consulta su eventuali profili di incostituzionalità dell’Italicum, la legge elettorale approvata in questa legislatura e valida soltanto per la Camera dei deputati.

Ma cosa accadrebbe nel caso in cui gli elettori fossero chiamati a votare il prima possibile, dunque già a marzo del 2017? Proviamo a valutare gli scenari, alla luce delle due possibili opzioni che potrebbero determinarsi dopo la decisione della Consulta e tenendo in considerazione gli ultimi sondaggi politici.

Scenario A: Italicum alla Camera e Consultellum al Senato

È la situazione che si determinerebbe nel caso in cui la Consulta non rilevasse problemi all’Italicum. In questo scenario per eleggere i deputati si utilizzerebbe l’Italicum, che prevede liste bloccate, soglia di sbarramento e premio di maggioranza, per il Senato il Consultellum, ovvero il Porcellum su base regionale, senza premio di maggioranza, con preferenza e soglie di sbarramento. Ottenere la maggioranza dei seggi alla Camera è “semplice”, considerando che l’Italicum regala un premio di maggioranza di 340 deputati alla lista che raggiunge il 40% dei voti al primo turno o, nel caso, a quella che vince il ballottaggio tra le prime due liste più votate al primo turno. Al Senato la situazione è diversa e complicherebbe non poco le cose.

Scenari politici ha realizzato qualche settimana fa una simulazione che mostra, Regione per Regione, quale sarebbe la situazione nel caso in cui si andasse al voto ora. Considerando che la maggioranza è a quota 161 seggi e presupponendo percentuali ai singoli partiti in linea con quelle degli ultimi sondaggi, avremmo la seguente situazione: PD 111 senatori, Forza Italia 43, Lega Nord 37, Fratelli d'Italia 9, Movimento 5 Stelle 96, AP – Udc – Fare 5, Svp 2, altri centrosinistra 5, altri centrodestra 5. Una situazione che renderebbe molto complicata la formazione di un nuovo esecutivo.

Alla Camera, invece? Come base consideriamo la “supermedia” dei sondaggi elaborata dal sito Youtrend, che mostra come al primo turno avremmo: PD + Ap 32,2%, Fi – Lega Nord – Fdi 28,7%, M5S 29%, SI 3,2%. Secondo questo schema al ballottaggio andrebbero il centrosinistra e il MoVimento 5 Stelle, ma, come evidente, le fluttuazioni sono minime e le coalizioni tutt’altro che scontato. Molto dipenderà dalle scelte dei partiti, in tema di leadership e di alleanze (in casa centrodestra, per esempio, le cose cambierebbero molto nel caso di una leadership Salvini o Parisi). Come confermato da una serie di rilevazioni, nel caso in cui si andasse verso un ballottaggio Pd – M5s questi ultimi sarebbero favoriti; nel caso di un confronto Pd – Cdx sarebbero i democratici a spuntarla; nel caso in cui al secondo turno si affrontassero M5S e Cdx, la bilancia penderebbe verso i 5 Stelle.

Scenario B: Consultellum a Camera e Senato

Se la Corte Costituzionale dovesse bocciare premio di maggioranza e liste bloccate, anche la Camera dei deputati si troverebbe nella stessa situazione del Senato. Con una sorta di proporzionale puro, con soglie di sbarramento, ma su base nazionale. Ovviamente un sistema di questo tipo sconsiglierebbe la formazione di coalizioni "prima" del voto, dunque i partiti potrebbero presentarsi da soli e successivamente provare a coalizzarsi. Dal momento che l'assegnazione dei seggi sarebbe su base proporzionale "nazionale", proviamo a considerare gli orientamenti di voto per i singoli partiti (utilizziamo stavolta il sondaggio Tecné:

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Nessun partito avrebbe la maggioranza dei seggi, ma sarebbero possibili delle "intese elettorali" per superare quota 316 deputati, la soglia minima per una maggioranza a Montecitorio. Al Senato la situazione resterebbe quella descritta nel punto precedente.

Scenario C: Italicum esteso anche al Senato

Nel caso in cui la Consulta non rilevasse eccezioni di incostituzionalità all'Italicum, si potrebbe estendere l'attuale legge elettorale anche al Senato. È opzione complicata, considerando che il Senato deve essere eletto su base regionale, come prevede la Costituzione. Tecnicamente potrebbero scattare piccoli premi di maggioranza su base regionale, rendendo comunque molto complessa la formazione di una maggioranza stabile a Palazzo Madama. A titolo di esempio si potrebbe confrontare tale situazione con quella verificatasi alle ultime politiche, quando i premi su base regionale del Porcellum determinarono la frammentazione della rappresentanza al Senato, senza una maggioranza chiara.

Per esempio, se anche il M5s vincesse il ballottaggio alla Camera, ottenendo i 340 deputati, difficilmente potrebbe ottenere la maggioranza dei seggi anche al Senato, considerando che ci sono alcune Regioni saldamente nelle mani del centrosinistra (Toscana, Emilia Romagna, Campania, fermandoci solo ai dati delle ultime regionali) o del centrodestra (Veneto, Lombardia). Stesso discorso nel caso fosse il PD a imporsi alla Camera, con Regioni "ostiche" come il Veneto, la Lombardia, ma anche Sicilia e Liguria.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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