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Conte chiede dimissioni Siri, Luigi Di Maio: “Non esulto e Salvini non aprirà crisi di governo”

Il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, commenta la decisione di Giuseppe Conte di pretendere le dimissioni di Armando Siri, sottosegretario leghista indagato per corruzione: “Non esulto, non è una vittoria”. Di Maio, comunque, si dice certo che Salvini non aprirà una crisi di governo e rivolge un appello al suo alleato per continuare a lavorare insieme.
A cura di Stefano Rizzuti
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Dopo la decisione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che vuole le dimissioni del sottosegretario leghista Armando Siri, indagato per corruzione, interviene anche il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio: “Non esulto, non è una vittoria, sono contento perché il governo può andare avanti perché la questione Siri si chiude. Non è una vittoria o una sconfitta, il problema è quello di occuparci dei problemi degli italiani, questa questione si poteva risolvere qualche settimana fa con una iniziativa del singolo”. Di Maio parla a Otto e Mezzo, in onda su La7, e rivolge un “appello” al suo collega Matteo Salvini: “Superato il caso Siri vediamoci, parliamoci e lavoriamo il più possibile nell'interesse degli italiani”.

Secondo il vicepresidente del Consiglio non c’è il rischio di una crisi di governo: “Conosco la Lega e Salvini da alcuni mesi, hanno intelligenza e buon senso: credo che aprire una crisi di Governo su un sottosegretario accusato di corruzione non dia una bella immagine per la Lega e per un governo che si definisce del cambiamento”. Per quanto riguarda il Consiglio dei ministri durante il quale si discuterà delle dimissioni di Siri, come annunciato da Conte, Di Maio spiega che “non esiste ancora una data precisa. Potrebbe essere l'8 o il 9 maggio”.

Potrebbe non esserci un voto in Cdm sul caso e Di Maio aggiunge: “Spero non si arrivi a nessun voto. Il M5s, comunque, voterebbe a favore del Dpr e ha la maggioranza assoluta”. Non è piaciuta al capo politico del M5s l’annuncio di Siri di rinviare le dimissioni di 15 giorni in caso di mancata archiviazione: “Siri voleva dimettersi 15 giorni dopo essere stato ascoltato dai magistrati. Non sappiamo quando sarebbe stato ascoltato, magari avrebbe scavallato le europee. Sarebbe stata una strada un po' furba che non potevamo permettere”.

La risposta della Lega

Dalla Lega replica Riccardo Molinari, capogruppo del Carroccio alla Camera, parlando a Porta a Porta, su Rai 1: “Mi viene il sospetto che M5s stia facendo campagna elettorale, ma questo è molto pericoloso. Fare campagna sulla pelle delle persone non porta mai bene. Il premier Conte si prende la responsabilità di questa scelta. A nostro avviso revocare un sottosegretario per indiscrezioni di stampa, per il titolo di un giornale, è un precedente molto grave, perché Siri potrebbe essere parte lesa e potremmo essere di fronte a una gravissima ingiustizia. Non mi sembra una buona scelta né un atteggiamento corretto. Vedremo come andrà avanti la vicenda”.

Il leader della Lega, Matteo Salvini, parla invece prima della conferenza stampa di Conte con i cronisti e spiega di non aver sentito il presidente del Consiglio oggi. “Qualunque decisione mi va bene se me la spiega e la spiega agli italiani”, dice il ministro dell’Interno. Che assicura, inoltre: “È una vicenda locale che non ferma il governo. Siamo di fronte a una vicenda surreale. Sarebbe indagato perché due tizi parlavano di lui, senza che sia stato fatto nulla”. Che conclude: “In democrazia funziona così. In uno stato di diritto si è innocenti fino a prova contraria, lo si lasci parlare con i magistrati”.

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