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Concordia: la verita sul naufragio in un hard disk?

Chi era in plancia con Schettino? I sub hanno recuperato un hard disk che contiene le immagini registrate dalle telecamere della Costa Concordia. Nel frattempo si rafforza l’ipotesi che la manovra che ha portato al disastro sia frutto di una bravata.
A cura di Biagio Chiariello
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Concordia la verita sul naufragio in un hard disk

Chi era con Francesco Schettino al momento dell'impatto con lo scoglio che ha fatto naufragare la Costa Concordia? Il comandante era da solo? Era insieme ai cinque ufficiali come sostiene lui? Oppure si trovava insieme a Domnica Cemortan, la donna moldava di cui tanto si è parlato negli ultimi giorni? A chiarire dove si trovava colui che la procura ritiene l'unico colpevole del disastro della nave da crociera (insieme al primo ufficiale di plancia, Ciro Ambrosio) sarà l'hard disk di bordo che contiene le immagini registrate dalle telecamere della Costa Concordia. A recuperare il supporto sono stati i palombari del Gos della Marina Militare che stamattina hanno concluso le operazione di apertura varchi sul ponte 5 del relitto del Costa Concordia. Gli inquirenti potranno così visionare i video di telecamere che inquadravano varie parti della nave, tra cui la plancia di comando.

I sommozzatori e gli speleosub sono stati incaricati anche di recuperare la parte mancante di scatola nera (Vdr) all'interno del relitto. L'apparato è determinante ai fini delle indagini in quanto contiene le registrazioni di quanto accaduto prima, durante e dopo il disastro della sera del 13 gennaio nei pressi dell'Isola del Giglio. «La verità sta lì, è tutto registrato» ha detto l’avvocato del comandante, Bruno Leporatti.

Una prova di coraggio alla base del naufragio?

Al momento l'ipotesi più concreta, è che quella azzardata manovra di avvicinamento alla costa risponda ad una "prova di coraggio" da parte di Schettino. A mettere i pm di Grosseto su questa strada sarebbero state le parole di un anonimo comandante di lungo corso alla Gazzetta del Mezzogiorno: «Più che a un “inchino” l’eccessivo avvicinamento all’Isola del Giglio della Costa Concordia potrebbe attribuirsi a una dimostrazione di bravura del comandante». Una prova intrepida e spericolata, diventata una tradizione tra i comandanti di alcune navi, che consiste nel passare con il transatlantico tra i due scogli delle Scole che spuntano a sud del porto dell'isola del Giglio, a circa 150 metri dalla costa e distanti appena 60 metri uno dall'altro. Una manovra che ha portato alla morte di 11 persone. Sono 21, invece, i nomi dei passeggeri che mancano ancora all'appello. E Schettino ha già ammesso le proprie colpe: «Ho fatto un guaio».

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