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Chieti, il mediatore che ha tentato di salvare Filipponi: “Sua vita cambiata con perdita madre”

Potrebbe essere stata la morte della madre, avvenuta circa 15 mesi fa, a cambiare la vita di Fausto Filippone, 49 anni, e a innescare qualcosa di sbagliato nella sua mente. A dirlo è lo psichiatra Massimo Di Giannantonio, che per sette ore ha cercato di convincere l’uomo a non suicidarsi domenica scorsa, dopo aver lanciato giù dal cavalcavia la sua bambina.
A cura di Biagio Chiariello
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Un gesto inspiegabile compiuto da un uomo che non aveva mai dato segni di disturbi mentali. Gli inquirenti ora stanno cercando di dare una interpretazione al follia compiuta da Fausto Filippone, 49 anni, dirigente della Brioni, che domenica scorsa si è tolto la vita, gettandosi dal viadotto Alento della A14, in territorio di Francavilla al Mare (Chieti), poche ore dopo aver gettato nel vuoto la figlia di dieci anni, Ludovica; la moglie, Marina Angrilli (51 anni) era morta la mattina dopo essere precipitata da un appartamento a Chieti, di proprietà del marito. “La morte della madre è stato uno dei fattori che hanno provocato la decisione di Fausto Filippone”, dice a Radio Capital lo psichiatra Massimo Di Giannantonio, che per sette ore ha cercato di convincere l'uomo a non uccidersi. “Ha detto che la sua vita era irreversibilmente iniziata a cambiare in termini intollerabili 15 mesi prima. E tra gli episodi che l'hanno resa intollerabile, Filippone ha detto che c'era anche la perdita della madre”, ha spiegato il mediatore.

Secondo lo specialista “la bimba era sotto shock. Si rendeva conto del dramma che stava vivendo e che non aveva nessun tipo di difesa dal padre”. In precedenza Di Giannantonio, aveva spiegato in un’intervista al Messaggero, che la piccola si trovava in una “condizione emozionale di tipo inibitorio. Non ha urlato, non ha fatto nulla”. Il medico è consapevole del fatto che, nonostante sia stato a contatto tanto tempo con Filippone, non avrebbe potuto fare di più: “Mi sono  non c'era né la possibilità di essere perdonato né di comprendere le ragioni di quello che aveva fatto. Nella mente di Filippone tutto era già finito".

Filippone, spiega la polizia, “non risultava esser affetto da patologie in genere ed, in particolare, da problemi psichici. Gli accertamenti svolti sinora hanno evidenziato che non esistevano problematiche di rilievo, o che possano giustificare i gesti compiuti, all’interno del nucleo famigliare”. “Era una comune famiglia italiana”, dice il questore, “questa è una tragedia della comunità”. Non ci sono mai stati interventi di polizia e carabinieri, in passato, per sedare liti che riguardassero Fausto e Marina: hanno controllato attraverso il 112.

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