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Chiaiano, 17 arresti per la gestione della discarica. Un’indagine lunga cinque anni

17 arresti per la costruzione e gestione della discarica di Chiaiano a Napoli. Materiali scadenti nella costruzione e traffico illecito di rifiuti. Intanto l’invaso attende da tre anni la messa in sicurezza. Il Noe dei Carabinieri chiude una indagine che poteva essere avviata dalla magistratura anche prima.
A cura di Antonio Musella
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Erano partite nel 2009 le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e dei Carabinieri del reparto operativo di Caserta e del NOE di Napoli sugli illeciti nella discarica di Chiaiano a Napoli. Si sono concluse oggi con 17 arresti, otto in carcere e nove ai domiciliari, le accuse sono pesanti: associazione a delinquere di stampo camorristico, attività di gestione di rifiuti non autorizzata, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, truffa,frode nelle pubbliche forniturefalsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, con l’aggravante della finalità agevolatrice del sodalizio “dei Casalesi”.

A finire dietro le sbarre non sono mafiosi di paese con la coppola ma distinti imprenditori come Antonio D'Amico titolare della IBI – Idroimpianti che ha costruito la discarica di Chiaiano e Giuseppe Carandente Tarataglia della Edil Car la ditta che ha gestito in subappalto le forniture della discarica. Nell'inchiesta finisce l'allora managment delle due aziende legate – secondo la Procura – a Pasquale Zagaria, fratello di Michele, nel 2009 pericoloso latitante.

Per gli inquirenti a Chiaiano l'impermeabilizzazione dell'invaso è stata fatta con materiale scadente tale da consentire – in futuro – la penetrazione del percolato nel terreno. L'argilla usata per sistemare il fondo della discarica sarebbe di bassa qualità. I rifiuti inoltre invece di essere coperti con terreno vegetale erano coperti da un mix di terreno e rifiuti tritati.
Gli imprenditori godevano della copertura dei tecnici, i Carabinieri infatti spiegano come false attestazioni da parte dei funzionari pubblici hanno consentito alla Ibi ed alla Edil Car di andare avanti con i lavori senza avere alcun problema. In particolare la perizia disposta dalla Procura della Repubblica dimostra che i 6 argini della discarica non sono a norma. Tutti i componenti della commissione di collaudo tecnico dell'invaso sono finiti agli arresti domiciliari.

L'indagine porta alla luce anche un legame stretto tra le aziende coinvolte nell'inchiesta con la FIBE, azienda del gruppo Impregilo che ha avuto un ruolo determinante nella gestione dell'emergenza rifiuti in Campania tra il 2000 ed il 2010. Sono 63 i contratti per il trasporto ed il movimento terra firmati dalla FIBE – FISIA Italimpianti con società dei Carandente Tartaglia, molti dei quali prontamente subappaltati alla Ibi dei D'Amico.

La discarica di Chiaiano ha cessato le sue attività nel dicembre del 2011 a seguito di proteste molto forti tra cui l'occupazione della sede del consiglio provinciale di Napoli che fu sgomberato con la forza. Da allora la discarica giace di fatto abbandonata. Dopo ben tre anni infatti non sono ancora stati effettuati i lavori di messa in sicurezza e tombatura della discarica. Pietro Rinaldi oggi è consigliere del Comune di Napoli, ma nel 2008 era tra i principali animatori delle manifestazioni contro la discarica di Chiaiano. "Abbiamo sempre denunciato che si trattava di una discarica illegale ed oggi le indagini lo confermano – dice a Fanpage.it – ma questo non ci gratifica perchè queste ragioni c'hanno portato solo ad accumulare una valanga di provvedimenti giudiziari". Rinaldi ha sollevato più volte il tema della tombatura della discarica di Chiaiano "Questa indagine ci parla del passato, il presente invece ci parla dell'inettitudine degli enti locali a cominciare dall'amministrazione De Magistris, visto che quella di Chiaiano era la discarica del comune di Napoli, nel mettere in sicurezza quell'invaso nonostante tre anni di promesse". Gli inquirenti intanto segnalano che le difformità riscontrate impongono la massima attenzione da parte delle autorità competenti nella gestione e nel monitoraggio della discarica per la sua duratura messa in sicurezza.

Le indagini sulla discarica di Chiaiano si sono avvalse anche delle dichiarazione del pentito Gaetano Vassallo ma soprattutto di una lunga indagine del Noe dei Carabinieri. Le radici di questa inchiesta infatti partono dai primi mesi del 2008 quando i Carabinieri indagando su alcune trame camorristiche nella provincia di Benevento si imbatterono in alcune intercettazioni telefoniche che parlavano della realizzazione di una discarica a Napoli nel quartiere di Chiaiano prima ancora che la gara d'appalto per la realizzazione della stessa avvenisse. I Carabinieri captarono anche le conversazioni di Vitale Diener della Ibi che si diceva sicuro che nel caso in cui si fosse costruita la discarica a Chiaiano l'avrebbero certamente costruita loro.
I Carabinieri informarono anche la Procura ma nessuno intervenne. A spiegarlo è Giovanni Caturano maggiore dei Carabinieri e responsabile del Noe per il Sud Italia ascoltato dalla commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti presieduta da Gaetano Pecorella nel maggio del 2011. Caturano racconta di come i Carabinieri erano arrivati con largo anticipo sulle mire criminali del gruppo Carandente – Tartaglia. "Possiamo dire oltre ogni ragionevole dubbio che – quello di Chiaiano – è stato uno dei pochi casi in cui come organo di polizia giudiziaria siamo riusciti a monitorare le fasi antecedenti e susseguenti all'aggiudicazione e alla gestione della discarica". A chi gli chiede perchè non abbiamo fermato quel disegno criminale impedendo lo scempio del territorio, Caturano risponde "Come organo di polizia giudiziaria interagisco con la magistratura, una volta che riferisco per le valutazioni successive il dominus dell'indagine diventa il magistrato".

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