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Chi è Carlo Maria Viganò, lo “sterminatore di papi” che sta facendo la guerra a Bergoglio

L’arcivescovo ed ex nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America è l’autore del rapporto che accusa Bergoglio di aver coperto i preti pedofili ma è stato anche protagonista del caso Vatilieaks con Benedetto XVI. Da anni denuncia i comportamenti della Curia romana ma per alcuni dietro la sua furia moralizzatrice si celerebbero vecchi rancori in Vaticano.
A cura di Antonio Palma
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Qualcuno lo ha già definito  lo “sterminatore di papi” per aver accusato  gli ultimi due pontefici di aver coperto abusi e malcostume nella chiesa cattolica, dando vita anche a dossier  che hanno messo in crisi il Vaticano, ma di certo è che i rapporti tra Carlo Maria Viganò, arcivescovo ed ex nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America, e le alte gerarchie Vaticane da decenni ormai sono decisamente compromessi. L'autore del rapporto che accusa Bergoglio di aver coperto i preti pedofili, infatti, fu uno dei protagonisti anche dello scandalo Vatileaks sul malcostume nella Curia Romana e da tempo si pone come furia moralizzatrice nella chiesa da posizioni fermamente conservatrici. In realtà per molti dietro quelli che appaiono come gesti castigatrici  di una Curia impegnata proteggere solo se stessa, si calerebbero vecchi rancori mai sopiti.

Nato il 16 gennaio del 1941 e diventato sacerdote nel 1968,  Carlo Maria Viganò infatti appariva avviato ad una solida carriera proprio in Vaticano prima di essere allontanato. Dopo essere stato nunzio apostolico in Nigeria e arcivescovo in Kosovo, in effetti nel 1998 era entrato anche  in Segreteria di Stato come delegato per le rappresentanze pontificie, ma circa undici anni dopo era arrivato l'allontanamento con una promozione  a nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America. Una scelta inattesa e mai accettata perché considerata una punizione come confermano le sue missive a molte alte gerarchie vaticane compreso Benedetto XVI in cui accusava diverse personalità operanti nella Santa Sede di averlo messo in cattiva luce per allontanarlo.

"In altre circostanze tale nomina sarebbe stata motivo di gioia e segno di grande stima e fiducia nei miei confronti ma, nel presente contesto, sarà percepita da tutti come un verdetto di condanna del mio operato" aveva scritto. Dall'America aveva iniziato a denunciare il malcostume nella Curia Romana e in particolare il Governatorato,  puntando il dito contro arcivescovi e cardinali a suo dire corrotti. Un'altra amarezza arriva per lui al momento di  lasciare il suo incarico di ambasciatore della Santa Sede negli Stati Uniti. Viganò infatti si aspettava un prestigioso incarico in Curia e invece con Papa Francesco arriva la pensione anticipata. Non solo, al momento di tornare a Roma dove gli avevano trovato anche posto nella struttura dove vivono gli altri nunzi apostolici a riposo, Bergoglio gli aveva fatto sapere che sarebbe stato meglio per lui un rientro nella diocesi d’appartenenza, a Varese.

Monsignor Viganò scrive di aver parlato con Francesco il 23 giugno 2013 dicendogli "Santo Padre, non so se lei conosce il card. McCarrick, ma se chiede alla Congregazione per i Vescovi c'è un dossier grande così su di lui. Ha corrotto generazioni di seminaristi e di sacerdoti e Papa Benedetto gli ha imposto di ritirarsi ad una vita di preghiera e di penitenza". "Il Papa – racconta Viganò – non fece il minimo commento a quelle mie parole tanto gravi e non mostrò sul suo volto alcuna espressione di sorpresa, come se la cosa gli fosse già nota da tempo, e cambiò subito di argomento". Da questa assenza di reazioni l'ex nunzio deduce una volontà di Bergoglio di coprire il cardinale anche se è stato poi proprio Papa Francesco a togliereo il cardinalato a McCarrick.

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