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Charlie, la famiglia mostra protocollo e lʼospedale riconsidera caso: “Forse giusto provare”

“Ci sono evidenze” in laboratorio che il protocollo del Bambino Gesù di Roma per la cura del piccolo Charlie può funzionare. Lo si afferma in una lettera indirizzata al Great Ormond Street Hospital che chiede ufficialmente ai medici inglesi di poterla somministrare al bimbo.
A cura di Biagio Chiariello
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Dopo aver ricevuto la lettera dell’ospedale pediatrico di Roma Bambino Gesù, il Great Ormond Street Hospital di Londra ha deciso di rivolgersi all'Alta Corte per una nuova udienza "alla luce delle richieste relative a possibili altri trattamenti".  Lo riportano Bbc e Sky News dopo che il Bambino Gesù di Roma. L'ospedale londinese spiega infatti che "è giusto tentare, ne siamo convinti con i genitori di Charlie". "Ci sono evidenze in laboratorio che il protocollo per la cura di Charlie può funzionare", hanno infatti scritto i medici del nosocomio romano.

L'ospedale inglese chiarisce: "La condizione di Charlie è eccezionalmente rara, con danni cerebrali catastrofici e irreversibili. I nostri medici hanno esplorato ogni trattamento medico, comprese le terapie nucleosidiche sperimentali. Esperti esterni hanno convenuto con il nostro team che il trattamento sarebbe ingiustificato. Hanno detto che sarebbe inutile e prolungherebbe la sofferenza di Charlie. Non si tratta di una questione di denaro o di risorse, ma soltanto di ciò che è giusto per Charlie. La nostra visione non è cambiata. Riteniamo opportuno ricercare la posizione della Corte di Giustizia alla luce delle nuove dichiarazioni". "Siamo rispettosamente riconoscenti – conclude la nota – delle offerte di aiuto della Casa Bianca, del Vaticano e dei nostri colleghi in Italia e negli Stati Uniti. Vorremmo rassicurare tutti che l'ospedale di Great Ormond continuerà a prendersi cura di Charlie e della sua famiglia con il massimo rispetto e la dignità in questo momento molto difficile". L'udeinza dell'Alta corte è fissata per lunedì prossimo.

Nel frattempo  un altro ospedale, il New York Presbyterian Hospital/Columbia University Medical Center, si è offerto di aiutare Charlie con una terapia sperimentale negli USA, studiata proprio per la sindrome da deplezione del Dna mitocondriale che affligge il bimbo. Non ci sarebbero impedimenti legali che ostacolino il trasferimento e sarebbe possibile trasportare il piccolo paziente in modo totalmente sicuro. I ricercatori della Columbia University hanno già sperimentato il trattamento proposto per Charlie su un bambino di Baltimora, Art Estopinan Jr., che soffre della stessa malattia. Il bambino statunitense aveva diciotto mesi quando, nel 2012, gli fu diagnosticata la sindrome del Dna mitocondriale. Oggi Art, grazie alla cura sperimentale, muove alcuni arti, anche se ancora non è in grado camminare. I genitori di Charlie hanno già raccolto circa 1,7 milioni di dollari per pagare il trattamento e volare negli Stati Uniti.

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