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Caso Pantani, i reperti dell’autopsia sono stati distrutti

Per la Procura di Rimini, l’atto è: “previsto dal codice di procedura penale quando il processo è terminato”.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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La morte di Marco Pantani torna a far discutere: dopo la riapertura del caso, sebbene siano passati dieci anni dalla morte del Pirata, adesso a far discutere è la scoperta che i reperti anatomici, prelevati durante l'autopsia disposta sul colpo di Pantani, sono stato distrutti. "La distruzione dei reperti anatomici è prevista dal codice di procedura penale quando il processo è terminato", ha fatto prontamente sapere la Procura di Rimini, "così come in questo caso, che si è arrivati dopo dieci anni ad una senza di Cassazione". Ad essere stati distrutti sono state quelle parti di tessuto prelevato dalla salma del Pirata quando furono effetuati gli esami autoptici: reperti che furono poi depositati negli uffici del medico legale, il dottor Giuseppe Fortuni.

Non tutto, però, è andato perso: sarebbero infatti disponibili altri reperti, non ancora andati distrutti, sui quali effettuare i test tossicologici. Al momento, comunque, è esclusa la riesumazione della salma in quanto, secondo la Procura, il professor Franco Tagliaro dell'Università di Verona, che sta svogendo le nuove perizie, può lavorare sullo stesso materiale già utilizzato dai periti precedenti e che hanno prodotto le "evidenze scientifiche" che hanno dato origine all'esposto che di fatto riaperto il caso sulla morte di Marco Pantani. Quel che è certo, comunque, è che il mistero sulla morte del ciclista continua. Così come le nuove indagini degli inquirenti.

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