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Caso Aldrovandi, sindacato di polizia: “Troppe menzogne, agenti innocenti”

Durante il congresso del sindacato di Polizia Sap, alla presenza anche di alcuni dei poliziotti condannati, si è messo in discussione la ricostruzione dei fatti.
A cura di A. P.
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Ancora una volta il sindacato di Polizia Sap torna sul caso Aldrovandi e parla di errori giudiziari e menzogne che avrebbero portato alla condanna dei colleghi che il  25 settembre 2005 a Ferrara uccisero il 18enne Federico Aldrovandi durante un normale controllo. “Gran parte delle cose dette in questi anni sono menzogne. I nostri colleghi sono innocenti e vittime di errori giudiziari” ha dichiarato il presidente nazionale del Sap, Gianni Tonelli, durante la conferenza stampa a margine del congresso provinciale del sindacato tenuto a Ferrara. All’appuntamento erano presenti anche tre dei quattro agenti condannati e che sono stati accolti dall’affetto dei colleghi. Secondo il sindacato ciò che ha portato “a quattro condanne immotivate” è stato “un processo mediatico, una macchina del fango”, ma che si cercherà di ristabilire la verità. Tonelli ha quindi lanciato la campagna "#Vialamenzogna in contrapposizione a #Vialadivisa”, la campagna promossa dopo il ritorno al lavoro dei quattro agenti che  aveva indignato molto la famiglia Aldrovandi, ma anche l’opinione pubblica.

Tonelli quindi torna a mettere in discussione la ricostruzione dei fatti nonostante i tre gradi di giudizio. Il leader del sindacato, infatti, ritiene “inopportuna” anche la destinazione ai ruoli amministrativi degli agenti condannati chiaramente per ragioni opposte a quelle della famigli Aldrovandi. Tonelli  si dice convinto che prima o poi grazie “alle carte dell'inchiesta e del processo saranno in grado di dimostrare che in questi nove anni la maggior parte delle cose dette sono delle menzogne”. Il presidente del Sap ci tiene a precisare che “il nostro è un intendimento portato avanti nella più completa buona fede e se qualcuno polemizzerà allora sarà in malafede” e assicura che il Sap ha incontrato il prefetto di Ferrara per sollecitare l’ufficio legale del Viminale a prendere conoscenza della documentazione.

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