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Opinioni

Caro Renzi, la giustizia sociale è un’altra cosa. E non vale 80 euro al mese

Il Governo fa la cosa giusta e si schiera dalla parte dei redditi medio – bassi spiegando che “a pagare sarà chi non ha mai pagato”. Però Renzi esagera con la propaganda e dimentica che il percorso è solo agli inizi…
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Chiariamo da subito: il taglio dell'Irpef per i redditi medio – bassi e il sostegno agli incapienti sono misure che attendiamo da anni. Il Governo, a nostro umilissimo parere, fa quello che deve, almeno in questo caso: rimette risorse nelle tasche degli italiani, manda un segnale chiaro al Paese e prova a cambiare passo. E Renzi, sempre nell'umilissimo parere di chi scrive, sul punto ha avuto il merito di riportare al centro del dibattito la questione della redistribuzione del reddito, evidenziando come "a pagare" debba essere finalmente "chi non ha mai pagato". Certo, ci piacerebbe leggere qualcosa di ufficiale (e capire ad esempio perché i manager delle partecipate sono esclusi), ma questo è un altro discorso.

Quello che davvero non capiamo è questo continuo utilizzo di toni epici e ridondanti, con la propaganda che si mischia all'azione politica rendendo quasi non più distinguibile gli annunci dai fatti. Secondo un modello comunicativo che proprio non regge quando Renzi spiega che gli 80 euro al mese "sono una misura di giustizia sociale". Non perché la misura non rappresenti un tentativo di andare in questa direzione, sia chiaro. Ma proprio perché la comunicazione di Renzi appiattisce il concetto, lo banalizza fino a legarlo alla mera questione economica. E, come Renzi ben sa, la giustizia sociale ha poco a che vedere con la tredicesima, con la quattordicesima, con 80 euro al mese. Riguarda la dignità delle persone, la tutela dei diritti, la concreta opportunità di una vita migliore, la possibilità dell'autorealizzazione, la "ricerca della felicità", la costruzione di una comunità solidale, l'equità nella distribuzione delle ricchezze e via discorrendo. In tal senso i segnali, spiace dirlo, sono tutt'altro che univoci. Perché ciò che si dà in termini meramente economici (vedremo con che risorse, lo ripetiamo, visto che la scelta politica sulla spending review non è ancora nota, anche se ci fidiamo di Renzi quando spiega che sanità e pensioni non saranno toccate…almeno per il momento), non può essere tolto in termini di tutele (ogni riferimento alla prima gamba del Jobs act è voluto) oppure mortificando la discussione sui diritti con la scusa del "compromesso da trovare".

Insomma, il discorso darebbe un po' più complesso (anche di quello abbozzato qui) e Renzi dovrebbe saperlo. E, questo prendetelo come uno sfogo personale, magari potrebbe rinunciare a quel paternalismo francamente insopportabile, lasciando da parte la propaganda e fermare, solo per un attimo, la campagna elettorale perenne di questi ultimi anni.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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