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“Borsellino sapeva dell’attentato ma si sacrificò per la famiglia”, lo rivela Umberto Sinico

Il magistrato era consapevole del destino che lo attendeva ma scelse di sacrificarsi e di non opporsi alla sua sorte: queste le parole del colonnello Umberto Sinico che ha testimoniato al processo Mori. Secondo le sue dichiarazioni i carabinieri avevano riferito a Borsellino che era in preparazione un attentato.
A cura di Susanna Picone
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Il magistrato era consapevole del destino che lo attendeva ma scelse di sacrificarsi e di non opporsi alla sua sorte: queste le parole del colonnello Umberto Sinico che ha testimoniato al processo Mori. Secondo le sue dichiarazioni i carabinieri avevano riferito a Borsellino che era in preparazione un attentato.

Paolo Borsellino era consapevole del pericolo che stava correndo ma, nonostante tutto, scelse il sacrificio. Le ultime rivelazioni fatte dal colonnello Umberto Sinico, che ha deposto come teste della difesa al processo al generale dell’Arma Mario Mori, continuano a ricordare un uomo che, prima di morire, aveva confidato alla moglie di non temere la mafia e che, alla fine del giugno del 1992, avrebbe riferito proprio queste coraggiose parole ai carabinieri che erano andati a informarlo della “voce ricorrente” di un attentato contro di lui:

Lo so, lo so: devo lasciare qualche spiraglio, altrimenti se la prendono con la mia famiglia.

Una consapevolezza che non gli risparmiò la vita: il magistrato Borsellino fu ucciso, infatti, il successivo 19 luglio in via D’Amelio a Palermo, con lui morirono cinque uomini della sua scorta in un sacrificio che, stando appunto alle dichiarazioni di Sinico, doveva mettere al riparo la sua famiglia da eventuali ritorsioni. Erano insomma necessari, secondo Borsellino, dei momenti di tregua che, in qualche modo, avrebbero potuto effettivamente consentire quello che poi è accaduto.

Umberto Sinico ha raccontato che l’informatore fu Girolamo D’Anna, boss di Terrasini, “persona di grande carisma che veniva interpellato dai vertici della sua parte criminale”, e che era in contatto con il maresciallo Antonino Lombardo morto suicida nel 1995. Lombardo sarebbe stato il solo a parlare direttamente con D’Anna che gli disse dell’idea dell’attentato contro Paolo Borsellino.

A sentire D’Anna, nel carcere di Fossombrone, andammo io, Lombardo e il comandante della compagnia di Carini, Giovanni Baudo, ma Lombardo fu il solo a parlare con D’Anna, che disse dell’esplosivo e dell’idea di attentato. Subito ripartimmo e andammo dal procuratore a riferirglielo e lui ci rispose in quel modo, di saperlo e di dover lasciare qualche spiraglio.

L’ultima testimonianza di Sinico diventa importante anche perché, di fatto, smentisce l’ipotesi di contrasti tra Borsellino e la sezione Anticrimine dei carabinieri di Palermo e la tesi secondo cui al magistrato possa essere stata nascosta la notizia dell’arrivo in città dell’esplosivo che il 19 luglio lo avrebbe ucciso.

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