“Vi racconto il mio amico Gianni, che mi comprò i libri per studiare”: la storia di Massamba

Una storia che sembra ricordare quella del film "Quasi amici" e ha come protagonisti Massamba, un giovane arrivato in Italia che era appena un bambino, e un anziano operaio piemontese. "Gianni era un uomo buono e mi ha aiutato quando ero piccolo. Mi ha protetto quando ero solo, comprandomi i libri per andare a scuola" scrive Massamba, ormai uomo, sul gruppo Facebook "Africani in Italia". Ora ha 37 anni, vive a Milano e ha quattro figli. Fa il custode in un'azienda. Racconta di essere felice, di non desiderare molto altro. Da piccolo si è trasferito con i genitori dal Senegal in provincia di Novara. E qui ha trovato Gianni, conosciuto all'età di 11 anni nell'aprile del '98. "Ero timido, non conoscevo nessuno, e Gianni abitava nella via parallela alla mia. Lo incontravo ogni tanto quando andavo in giro, ma un giorno di fine agosto mi ha chiesto di aiutarlo a scaricare la legna dal suo camion. "Ma tu a settembre non vai a scuola?" mi ha chiesto poi, a bruciapelo. A fatica gli ho risposto che per mio padre i libri costavano tanto e che non sapevo cosa avrei fatto" scrive ancora Massamba. Così, Gianni ha comprato prima dell'apertura tutti i libri che gli servivano. In questo modo gli ha permesso di andare a scuola.
"Ogni giorno all'una mi aspettava davanti alla porta di casa sua, mi faceva trovare la pizza e una lattina di Coca-Cola. Mi guardava i compiti e poi mi dava una mano – racconta -. Questo faceva per me. Aveva la mamma malata e i fratelli nelle stesse condizioni. Ogni volta mi diceva che quando sarebbe toccato a lui, non ci sarebbe stato nessuno. Io gli rispondevo sempre che ci sarei stato e ne ero orgoglioso e convinto. Quello che voleva da me, era che io fossi al suo funerale".
Nel 2007, Massamba affronta un periodo difficile della sua vita: perde lavoro, casa e il mutuo per la crisi economica che era appena iniziata. "Preso dalla voglia di ricominciare, mi sono trasferito a Milano dove ho trovato lavoro. Sono rimasto in contatto con Gianni che però era ormai solo e ogni weekend andavo a trovarlo. Ci guardavamo Striscia La Notizia, a lui faceva ridere – scrive ancora nel lungo post Facebook -. Ogni anno gli ritinteggiavo casa, per mantenerla sempre in ordine. Non ha mai voluto una foto con me, tranne questa, scattata a gennaio 2014. Un mese dopo è morto da solo in casa. Lo seppi nel momento in cui si stava svolgendo il funerale, mentre ero a lavoro. Mia sorella mi ha avvertito e io mi sono fatto di corsa 83 km inutilmente, perché il funerale si era concluso. Questo è il mio più grande rimpianto. A volte lo sogno. Lo ricorderò per sempre, fermamente convinto che non troverò mai più una persona buona come il mio Gianni".