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Verona, bruciata la panchina del clochard morto per il freddo. “Gesto raccapricciante”

Boateng Kofie, senzatetto ghanese di 39 anni, è stato trovato morto di freddo il 28 dicembre tra i giardinetti di Porta Vescovo a Verona. Ma la storia non finisce qui. Perché ieri notte, dopo che il corpo dell’uomo è stato portato via, qualcuno ha deciso, passando davanti alla panchina e dare fuoco alle coperte e ai cartoni che il clochard usava per scaldarsi.
A cura di Biagio Chiariello
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È stata bruciata la panchina nel giardino pubblico di Verona dove sabato sera Boateng Kofiesenzatetto ghanese di 39 anni, è stato trovato morto di freddo. In cenere sono finiti anche i pochi effetti personali del clochard (tra cui le coperte con cui l'uomo ha provato senza successo a difendersi dalle temperature bassissime di questi giorni). Il gesto è stato denunciato con un post su Facebook da Alberto Sperotto, un volontario della Ronda della Carità, la Onlus che ogni sera assicura pasti caldi e coperte per i clochard. “Qual è il significato di bruciare una panchina dove una persona, morta il giorno prima, ci ha vissuto?” ha scritto il volontario, impegnato come altri nell’assistenza quotidiana agli emarginati. “È la quinta persona senza dimora che in dodici mesi perde la vita sulle nostre strade” ha sottolineato Sperotto.

Sulla morte del senzatetto ha preso posizione anche il segretario provinciale di Rifondazione Comunista, Fiorenzo Fasoli. “Che si muoia di freddo nella nostra città è del tutto inaccettabile. Come mai si dice che era conosciuto e segnalato, come era conosciuto il posto dove cercava di dormire, tra l’altro una panchina con il ferro antibivacco, e la tragedia non è stata evitata?”.

Anche la consigliera comunale del Partito Democratico di Verona Elisa La Paglia ha lasciato un pensiero su Facebook, condividendo quanto scritto da Lorenzo Tosa, blogger di Generazione Antigone, che ha descritto il rogo delle coperte e della panchina in cui è morto Kofi come “un atto di una violenza e di una disumanità raccapriccianti, da togliere il fiato, nei confronti di un uomo buono, che non aveva mai fatto del male a nessuno, sempre sorridente, sempre un "grazie" ai volontari della Ronda della Carità”.

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