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Venezia: 21 euro un cappuccino e una spremuta al tavolo per le norme anti-Covid

È il conto che un uomo che lavora nella zona vicino a piazza San Marco ha dovuto pagare al tavolo per l’impossibilità di consumare al banco, date le restrizioni per le normative anti-Covid. Non è la prima volta che accade.
A cura di Biagio Chiariello
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Venezia di nuovo nel fuoco polemica per gli scontrini carissimi dei bar in centro. L’episodio si è verificato in all’Illy Caffè dei Giardini Reali dove un uomo che lavora in zona si è visto recapitare al tavolo un conto di 21 euro per un cappuccino e una spremuta. Una cifra che ha dovuto pagare vista l’impossibilità di consumare al banco, date le restrizioni per le normative anti-Covid. “Se questi sono i prezzi — spiega l’uomo, come riporta il Corriere della Sera, mostrando lo scontrino di ieri mattina — ci andranno solo i turisti”. “Una vergogna”, commenta il segretario del Psi di Venezia Luigi Giordani. “Volevamo bere in piedi ma il personale ci ha invitato a sederci viste le restrizioni, nessuno però ci ha detto che i prezzi erano triplicati. Mai avremmo immaginato di pagare oltre venti euro, un furto”, conclude l’uomo.

Dal locale non hanno saputo indicare chi ha preso l’ordine, dato che in giornata si sono presentate molte persone. Il rammarico è per il modo in cui è stato divulgato il tutto: “I prezzi li decide l'azienda, ma sono esposti in maniera chiara su ogni menu, presente in ogni tavolino. Quindi c'è la possibilità di visualizzarli e decidere”, ha fatto sapere la responsabile del bar: “Quando qualcuno si siede spieghiamo tutto, mi spiace molto che si sia verificato questo, perché una persona prima di lanciare uno scontrino online avrebbe anche potuto chiederci informazioni”. Un'ultima parola, la responsabile la spende per il collega che ha emesso lo scontrino: “Mi spiace molto per lui, ma non ha fatto altro che il suo lavoro – conclude – dipendiamo direttamente dall'azienda, a cui dobbiamo fare riferimento”.

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