Valentina Squillace, uccisa da un tir a Savona: autista negativo ai test, si indaga sulle ore alla guida

Le indagini sull’incidente che ha ucciso Valentina Squillace cominciano a restituire un primo quadro, ancora parziale, ma utile a delimitare responsabilità e zone d’ombra. Al centro dell’inchiesta c’è l’autista del tir di una società logistica spagnola: dagli accertamenti svolti finora è risultato negativo ai test su alcol e sostanze stupefacenti, non stava utilizzando il cellulare al momento dell’impatto e il mezzo era regolarmente dotato dello specchietto parabolico, fondamentale per individuare pedoni e ciclisti nelle immediate vicinanze della cabina.
Secondo quanto emerso, il tir procedeva a velocità molto ridotta, compatibile con il traffico congestionato di quell’ora. Valentina è stata colpita frontalmente e trascinata per circa sessanta metri. Un elemento che, per gli investigatori, indica una dinamica avvenuta in un contesto di marcia lenta, non di alta velocità.
La ricostruzione della dinamica dell'incidente
La giovane avrebbe iniziato l’attraversamento dopo lo scatto del verde pedonale. Non avrebbe però percepito il movimento del mezzo pesante. Gli inquirenti ritengono plausibile che, a causa del maltempo, Valentina indossasse un cappuccio che potrebbe averle limitato la vista periferica. Resta però un punto fermo: il tir avrebbe dovuto fermarsi, perché la ragazza si trovava sulle strisce pedonali e la circolazione era già rallentata dalla coda.
L’autista, sentito dagli agenti, ha riferito di non essersi accorto della presenza della giovane. Una dichiarazione resa in uno stato di forte choc, senza ulteriori dettagli. Per lui l’ipotesi di reato è omicidio stradale.
Il semaforo e l’incrocio: il nodo centrale
Il principale interrogativo riguarda il semaforo. Gli agenti della polizia locale stanno cercando di stabilire se il tir abbia impegnato l’incrocio con il rosso, e in quale punto. Una delle ipotesi è che il mezzo abbia superato il semaforo prima dell’incrocio con via Servettaz, in direzione porto, oppure che lo abbia oltrepassato regolarmente ma sia stato costretto a fermarsi poco dopo per il traffico. In quest’ultimo scenario, alla ripartenza l’autista potrebbe non essersi accorto che nel frattempo era scattato il verde per i pedoni.
Per chiarire questo passaggio cruciale verranno effettuate prove tecniche: calcoli sui tempi di frenata, simulazioni sull’impatto e analisi delle distanze. In questo contesto assume rilievo anche la posizione del telefono di Valentina, trovato sull’asfalto e consegnato alla polizia da un passante. Gli investigatori devono stabilire con precisione il punto in cui è stato raccolto: circa due metri dal marciapiede opposto, verso via De Amicis. Per questo è stato lanciato un appello affinché chi lo ha recuperato si presenti al comando di via Romagnoli. Un dettaglio apparentemente marginale che potrebbe invece aiutare a definire l’esatta sequenza dei fatti.
Le verifiche sull’autista
Parallelamente proseguono gli accertamenti sul conducente. Il cronotachigrafo del tir è stato sequestrato, insieme al suo cellulare. L’obiettivo è verificare se l’autista fosse affaticato da un numero eccessivo di ore di guida, una condizione che potrebbe incidere su attenzione e tempi di reazione.
Intanto continuano a essere raccolte e vagliate le testimonianze di chi si trovava nella zona al momento dell’incidente. Tasselli necessari per completare un quadro che, pur avendo già escluso alcune ipotesi, lascia aperte domande decisive.