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Uccise la moglie a colpi di bottiglia: condannato all’ergastolo il 66enne Giuseppe Pitteri

Il 66enne Giuseppe ‘Walter’ Pitteri è stato condannato all’ergastolo per il femminicidio della moglie Cinzia Luison, 60 anni. La donna era stata aggredita e uccisa a colpi di bottiglia il 6 dicembre 2022 nella loro casa di San Stino di Livenza, nel Veneziano. Il processo di primo grado si è chiuso con il massimo della pena, nonostante la Procura avesse chiesto 26 anni.
A cura di Eleonora Panseri
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Cinzia Luison e Giuseppe 'Walter' Pitteri
Cinzia Luison e Giuseppe ‘Walter' Pitteri

Dopo due ore e mezza di Camera di consiglio, nel pomeriggio di oggi, mercoledì 22 maggio, si è chiuso con il massimo della pena il processo di primo grado contro Giuseppe ‘Walter' Pitteri. 

L'ex autista Actv 66enne è stato condannato all'ergastolo per il femminicidio della moglie Cinzia Luison, 60 anni, avvenuto il 6 dicembre 2022 nella casa della coppia, a San Stino di Livenza, in provincia di Venezia.

Cinzia Luison, 60 anni
Cinzia Luison, 60 anni

La Procura aveva chiesto una condanna di 26 anni (22 per l'omicidio e 4 per i maltrattamenti in famiglia) ed entro 90 giorni saranno depositate le motivazioni della sentenza della Corte d'Assise di Udine.

L'uomo, reo confesso, era stato accusato di omicidio volontario aggravato ed era stato anche sottoposto a perizia psichiatrica, su richiesta dell'avvocato della difesa Ettore Santin. Il 66enne era risultato "sano" con "tratti narcisistici e impulsività aggressiva".

Il 6 dicembre Pitteri aveva aggredito e ucciso la moglie a colpi di bottiglia, poi aveva chiamato i carabinieri autodenunciandosi. A ritrovare il corpo, prima dell'arrivo dei militari, era stata la figlia più giovane della coppia, che all'epoca aveva 22 anni.

La Procura aveva chiesto le attenuanti generiche, rigettate dai giudici. Ora la difesa attenderà le motivazioni e sulla base di quest'ultime deciderà se presentare l'Appello.

Giuseppe 'Walter' Pitteri, 66 anni
Giuseppe ‘Walter' Pitteri, 66 anni

Alla base del femminicidio ci sarebbe stato il movente economico. L'uomo, infatti, aveva il vizio del gioco e non aveva più disponibilità del conto corrente perché, come ricorda il Corriere del Veneto, i familiari avevano chiesto al tribunale di Venezia di affidare i suoi beni a un amministratore di sostegno.

L'uomo è stato anche condannato per maltrattamenti perché, come hanno raccontato i testimoni agli inquirenti, moglie e figlie subivano sopraffazioni e violenze. Nel 2000 aveva spinto la moglie giù dalle scale del palazzo dove abitavano, spesso l'aveva anche colpita con calci e pugni. In un’occasione le aveva anche puntato un coltello alla gola.

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