“Venite, mio marito è ferito”: lite in casa finisce in dramma, Soccorsa accusata di omicidio dopo 7 mesi

"Venite subito, mio marito è ferito"
Una lite esplosa all’interno delle mura domestiche e finita nel sangue. È questa, secondo la Procura di Foggia, la dinamica che avrebbe portato alla morte di Mario La Pietra, il 30enne di San Severo deceduto il 5 marzo scorso dopo essere stato colpito con una coltellata all’addome. Per quell’omicidio è stata arrestata la compagna, Soccorsa Marino, trent’anni, madre dei due figli della vittima.
I carabinieri della Compagnia di San Severo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip su richiesta della Procura, contestando alla donna l’accusa di omicidio volontario aggravato dal legame affettivo con la vittima. Un capo d’imputazione pesante, che porta con sé una forbice di pena dai 24 ai 30 anni.
La chiamata al 118 sette mesi fa: "Venite subito, mio marito è ferito"
Quel pomeriggio i sanitari del 118 erano intervenuti in un’abitazione di Vico Barone, dopo la chiamata concitata della stessa Marino.
L’uomo giaceva a terra, ferito gravemente. Trasportato d’urgenza in ospedale, è morto poche ore dopo a causa della profonda lesione procurata da un coltello da cucina. Ai soccorritori e agli inquirenti la compagna aveva parlato di un incidente, avvenuto durante una colluttazione.
Le prime versioni di Soccorsa Marino e i sospetti degli inquirenti
Fin da subito le dichiarazioni rese dalla 30enne hanno sollevato dubbi. La giovane ha sostenuto che tutto sarebbe stato frutto di una “tragica fatalità”: secondo la sua versione, La Pietra l’avrebbe aggredita mentre lei cucinava con in braccio il figlio più piccolo, e nel tentativo di divincolarsi l’avrebbe colpito involontariamente con il coltello. È stata lei stessa, resasi conto della gravità della ferita, a chiamare i soccorsi e a richiamare l’attenzione dei vicini urlando.
Nei giorni successivi, però, la donna ha fornito versioni diverse, a tratti contraddittorie, che hanno spinto la Procura ad approfondire ogni dettaglio. I rilievi eseguiti dai carabinieri, l’autopsia disposta dal magistrato e le analisi tecniche hanno progressivamente smontato il racconto della compagna.
Il contesto familiare a San Severo e la tesi dell’accusa
Dalle indagini è emerso un quadro familiare difficile, segnato da litigi frequenti e da un clima di conflittualità crescente.
Secondo gli inquirenti, la coltellata non sarebbe il frutto di un incidente, ma il tragico epilogo di una tensione accumulata nel tempo. La Procura parla apertamente di omicidio volontario, aggravato dal fatto che il delitto sia stato commesso nei confronti di una persona legata all’indagata da stabile convivenza.

L’evoluzione del procedimento e l'arresto della donna
Nei primi giorni dopo l’accaduto, Marino era stata interrogata e lasciata libera, in stato di shock, a casa dei genitori. Oggi, alla luce dei nuovi elementi raccolti, la misura cautelare segna una svolta nell’inchiesta. La donna è stata trasferita presso la casa circondariale di Foggia e resta a disposizione dell’autorità giudiziaria in attesa delle prossime tappe del procedimento.
La difesa continua a insistere sulla tesi dell’assenza di volontarietà. “Si è trattato di un incidente durante una lite – sostiene il suo avvocato – non c’è stata alcuna intenzione di uccidere”. Ma la posizione della Procura appare netta: non un gesto colposo, non una fatalità, bensì un omicidio maturato all’interno di una relazione conflittuale, trasformatasi in tragedia.