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“Tua madre è una tr…”: stalker imbratta la tomba della figlia della sua vittima, condannato

“Put***, se volevo farti del male te l’avrei già fatto”, questi e altri ancora gli insulti, di persona e online, che l’uomo ha rivolto alla sua ex tra il 2019 e il 2020, due anni di persecuzioni continue culminati nello sfregio più grande, con l’insulto scritto sul retro della foto della ragazza e l’incisione con un chiodo sulla panchina di cemento di fronte alla tomba di famiglia. Ieri la condanna in primo grado: 6 mesi con pena sospesa e 5mila euro per il risarcimento dei danni.
A cura di Gianluca Orrù
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La scritta lasciata dallo stalker sulla tomba della figlia
La scritta lasciata dallo stalker sulla tomba della figlia

Piemonte, Villanova d'Asti. Questa è una storia di violenza, la storia di un uomo incapace di accettare la fine di una relazione e la storia di una donna, una madre terrorizzata a tal punto da essere resa incapace di andare da sola a bagnare i fiori sulla tomba della figlia morta a 22 anni nel 2017.

L'uomo, 54 anni, nato in Calabria, ha perseguitato l'ex compagna per anni prima della denuncia ai carabinieri. Dopo la rottura della relazione lei non voleva più vederlo né incontrarlo, ma lui insisteva al telefono e attraverso i social in modo ossessivo dicendole che dovevano stare insieme e che non poteva avere altri uomini, arrivando perfino a contattare l'altro figlio.

Si presentava senza invito e senza preavviso davanti casa di lei, saliva sulla sua auto, la bloccava fuori impedendole di salire.

L'incisione con un chiodo fatta sulla panchina di fronte alla tomba
L'incisione con un chiodo fatta sulla panchina di fronte alla tomba

L'elenco delle persecuzioni messe in atto dall'uomo è lunghissimo: "Mentecatta, hai problemi mentali – così le scriveva su Whatsapp e su Facebook – dobbiamo vederci, se volevo farti del male l'avrei già fatto, non rompere i coglioni, mi fai ribrezzo, vai insieme al tossico sporco e fatto del tuo amico… che schifo, str**"; e poi il profilo falso dal quale la insultava sui social, insultando il nuovo compagno e ridicolizzando il dolore della donna per la perdita della figlia, e anche la violenza fisica: a gennaio 2020 l'agguato al cimitero, quando l'ha presa per entrambe le braccia con la forza e l'ha stretta a sé contro la sua volontà.

La tomba vandalizzata
La tomba vandalizzata

Poi lo sfregio finale, la scritta sulla foto di sua figlia infilata nella tomba di famiglia: "Tua madre è solo una tr**, non starci male" e l'incisione della scritta "sei una tr**" sulla panchina di cemento di fronte alla tomba di famiglia con un chiodo di ferro.

Da quel momento in poi l'ordinanza restrittiva, un divieto di avvicinamento, che gli impediva di reiterare le sue condotte criminali, un'ordinanza restrittiva che oggi non c'è più, sollevata insieme alla condanna a 6 mesi di reclusione con pena sospesa per la condizionale.

"Faticavo a credere nella giustizia – racconta la donna – per questo non ho denunciato subito, mi ha perseguitato per molto ma poi, grazie al brigadiere Lampis della caserma di Villanova ho trovato il coraggio di denunciare tutto. Ho ricevuto tanto male e non voglio fare del male, tante volte ho lasciato stare, mi hanno obbligato i carabinieri della caserma, il brigadiere mi ha detto ‘lei non esce di qui se non fa denuncia signora', con la condanna mi è caduto il mondo addosso".

Caterina Biafora, avvocato della donna
Caterina Biafora, avvocato della donna

"La cosa che mi ha sorpreso – spiega Caterina Biafora, avvocato della donna – è che il giudice, anche se l'imputato è stato condannato e ha confessato i fatti, ha ritenuto non necessario mantenere la misura cautelare del divieto di avvicinamento. A mio parere, credo che alla luce delle sofferenze che la signora ha subito, la somma di 5000 euro non sia congrua. Dopo aver letto le motivazioni valuteremo l'impugnazione della sentenza eventualmente anche sotto questo profilo. Io sono terrorizzata per la mia cliente, ho paura che questa persona, con tutto quello che ha fatto in passato, possa ripresentarsi sotto casa della donna e reiterare le stesse condotte o fare di peggio".

Adesso la donna ha paura per la sua incolumità: "Spero che se ne stia buono per i fatti suoi – racconta a Fanpage.it – non abbiamo avuto la giustizia che speravamo sia io che l'avvocato, non è stato costretto a un percorso psicologico, è una persona violenta che deve essere aiutata".

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