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Stuprata dal padre e costretta ad abortire: “Si faceva violentare per proteggere la sorella”

Le parole dell’avvocato dei fratelli di Azka Riaz, la diciannovenne morta nel febbraio dello scorso anno a Trodica di Morrovalle, nella provincia di Macerata, dopo anni di violenze subite dal padre Muhammad Riaz: la ragazza aveva convinto il padre ad avere rapporti sessuali solo con lei, nel tentativo di risparmiarli alla sorella più piccola.
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A cura di Susanna Picone
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Avrebbe convinto il padre a risparmiare la sorella Azka Riaz, la diciannovenne morta nel febbraio dello scorso anno a Trodica di Morrovalle, nella provincia di Macerata, dopo anni di violenze. Si “offriva” lei a suo padre, ma lui non doveva toccare la sorellina. A rivelare l’ennesimo terribile dettaglio della storia di Azka è l’avvocato Paolo Carnevali, che difende gli altri figli di Muhammad Riaz, il padre che la prossima settimana si presenterà in tribunale per rispondere dei reati di violenza sessuale, maltrattamenti e omicidio preterintenzionale.  Da suo padre Azka avrebbe subito continue minacce e maltrattamenti e sarebbe stata costretta ad abortire per tre volte con le medicine che l’uomo si faceva mandare dal Pakistan. Aveva anche rinunciato ad andare a scuola. Il padre della giovane donna, attualmente detenuto a Modena, sarà difeso dall’avvocato Laganà, mentre gli altri tre figli dell’imputato si costituiranno parti civili con l’avvocato Carnevali. Ed è quest'ultimo che ha risposto ad alcune domande su questa terribile storia.

Al Resto del Carlino ha spiegato che, anche se i suoi fratelli erano stati allontanati dal padre, Azka era rimasta perché maggiorenne e poteva decidere: “Probabilmente ha avuto paura, non sapendo dove andare. Del resto aveva parlato con altri familiari, e nessuno aveva fatto nulla per lei e i suoi fratelli”. Risulta che Azka parlasse molto con la madre che vive in Pakistan via Skype. Ai figli la donna a quanto pare diceva che sarebbe arrivata lei per aggiustare le cose. Alla sorella minore di Azka avevano combinato un matrimonio quando aveva 9 anni, in Pakistan, con un quarantacinquenne: la bambina era scappata e al suo ritorno l’avevano picchiata. Secondo l’avvocato, le ragazze non avevano speranza di essere aiutate da qualcuno. Riguardo la morte della diciannovenne, il padre avrebbe negato l’omicidio: “Ha detto di non ricordare perché beveva molto, e quindi avrebbe avuto dei ricordi confusi. I bambini però hanno confermato tutti; anche i piccoli se ne erano accorti, uno aveva sentito le minacce ad Azka se si rifiutava di avere rapporti, un altro li aveva visti dal buco della serratura, anche se le ragazze chiudevano la porta per cercare di non farsi scoprire”, ha spiegato l’avvocato.

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