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Strage di Via d’Amelio: l’oggetto rosso non è l’agenda ma un parasole

L’oggetto rosso era già stato preso in analisi dagli inquirenti. Salvatore Borsellino: “Agli agenti sono esplose in mano le pistole. Le mani erano ridotte a brandelli e le braccia sono state strappate. I loro corpi erano carbonizzati. Come si può pensare che l’agenda sia rimasta integra?”.
A cura di Davide Falcioni
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Nei giorni scorsi si è tornati a parlare della strage di Via d'Amelio che uccise Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta: al centro dell'attenzione l'ormai famosa "agenda rossa" utilizzata dal giudice e successivamente ribattezzata "la scatola nera della seconda repubblica". Per anni inquirenti e giornalisti si sono domandati dove fosse finita e come mai non se ne sia più trovata traccia, sollevando l'ipotesi che fosse stata fatta sparire perché troppo "compromettente" per importanti personaggi della vita pubblica italiana. ma qualche giorno fa un filmato dai Vigili del Fuoco pochi minuti dopo la strage ha mostrato un particolare: una macchia rossa sull’asfalto, molto simile all’agenda rossa di Borsellino, scomparsa subito dopo la strage. Per molti non c’erano dubbi: era quello il quaderno rosso in cui il giudice appuntava tutto. “Se fosse vero sarebbe pazzesco” aveva esclamato a caldo il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari. “Bisognerebbe capire – aveva continuato – perché nessuno lo ha mai segnalato prima, dato che quel filmato è agli atti dell’inchiesta da anni”.

Ma quella macchia rossa non è affatto l'agenda di Borsellino, bensì un pannello parasole staccatosi durante l'esplosione da qualche automobile e finito tra i rottami delle vetture del giudice e della scorta, e molto vicino ai cadaveri delle vittime della strage. A rivelare la notizia è Il Fatto Quotidiano  che, citando fonti giudiziarie, assicura che quell'elemento era già stato preso in analisi dagli inquirenti: “Non voglio commentare la notizia errata che ha destato scalpore – ha detto al fattoquotidiano.it Sergio Lari – certo è che la scientifica aveva già ampiamente attenzionato quel filmato. Noi adesso abbiamo chiesto un supplemento d’indagine, ma quella macchia rossa è troppo piccola per essere l’agenda. E oltretutto non si capisce come possa essere rimasta integra. E’ tra l’altro illogico che si trovi lì, a pochi metri dai resti della Loi e parecchio distante da dove è stato rinvenuto il cadavere di Borsellino. Se è vero, come ipotizzato, che Borsellino la tenesse sotto braccio quell’agenda sarebbe andata distrutta, e non sarebbe certo rimasta integra, tra l’altro a una ventina di metri da dove si trovava Borsellino”.

Sul tema dell'agenda rossa è intervenuto anche Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso, e si è espresso in maniera molto critica riguardo a quel fotogramma: “Agli agenti sono esplose in mano le pistole. Le mani erano ridotte a brandelli e le braccia sono state strappate. I loro corpi erano carbonizzati. Come si può pensare che l’agenda sia rimasta integra? Se volete fare un depistaggio fatelo secondo logica, in maniera che sia credibile e verosimile. Così c’è da vomitare”. Poi Borsellino ha proseguito: "“Nel momento in cui si cerca di arrivare alla verità si solleva l’ennesimo fumo per cercare di confondere le idee. Sono qui per conoscere gli autori del depistaggio. Da lì si risale ai mandanti. Mi interessa la sparizione dell’agenda rossa perché è lo snodo di quella strage e su quell’agenda si basano i ricatti incrociati che reggono gli equilibri di questa Repubblica. Se viene fatto un depistaggio ci deve essere un motivo”.
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