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Stefano, morto nel pozzo a 12 anni: indagate 14 persone per omicidio colposo

Quattordici persone sono state iscritte nel registro degli indagati in relazione alla tragica morte di Stefano Borghes, il bambino di 12 anni precipitato in un pozzo profondo trenta metri a Gorizia e morto sul colpo. Gli avvisi di garanzia, fa sapere la Procura, rappresentano un atto dovuto.
A cura di Davide Falcioni
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Quattordici persone sono state iscritte nel registro degli indagati in relazione alla tragica morte di Stefano Borghes, il bambino di 12 anni precipitato in un pozzo profondo trenta metri a Gorizia e morto sul colpo: per tutti l'ipotesi di reato è quella di omicidio colposo e stando a quanto riferiscono gli inquirenti  si tratta di personale e responsabili del centro estivo che il dodicenne stava frequentando, e dei vertici della Fondazione Coronini-Cronberg, proprietaria della struttura in cui i giovanissimi stavano partecipando a una gara di orienteering.

Come ha fatto sapere la dottoressa Laura Collini, procuratore facente funzioni, la loro iscrizione nel registro degli indagati rappresenta un atto dovuto dal momento che in questo modo potranno nominare un avvocato nel momento in cui verrà eseguita l'autopsia sul corpo del piccolo, esame affidato al dottor Carlo Moreschi. La zona in cui è avvenuta la tragedia resta sotto sequestro. L'inchiesta vede coinvolti numerosi minorenni, motivo per il quale le indagini hanno richiesto ancor più tempo e cautela, per l'assunzione delle loro testimonianze in forma protetta.

II giorno del funerale del giovanissimo non è stato ancora fissato, ma la famiglia ha accolto la proposta del sindaco Rodolfo Ziberna di celebrare le esequie del piccolo in uno spazio aperto, sufficientemente ampio da permettere la massima partecipazione della comunità, nel rispetto delle norme anti-Covid. Nel giorno dell’ultimo saluto a Stefano, come già annunciato da Ziberna, a Gorizia verrà indetto il lutto cittadino. Anche il parco Coronini Cronberg rimarrà chiuso almeno fino ai funerali, ma forse anche successivamente, in attesa che la magistratura faccia chiarezza su eventuali falle nel piano della sicurezza. "È assolutamente indispensabile che si sappia cosa deve fare la Fondazione", ha ricordato il sindaco, che è anche presidente dell’Ente, "perché una simile tragedia non accada mai più, pur nella consapevolezza che l'imponderabile non può essere prevenuto".

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